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Omicidio di Nada Cella

“Hai paura eh? Ti trascino per i capelli”, l’ex maestra alla criminologa dell’omicidio Nada Cella

La criminologa Antonella Pesce Delfino è riuscita a far riaprire il caso di Nada Cella, massacrata nel 1996 a Chiavari. Ma nel corso dell’ultimo periodo ha ricevuto anche messaggi, telefonate e “vocali” a dir poco inquietanti dalla donna oggi accusata di omicidio volontario, l’ex maestra Annalucia Cecere.
A cura di Biagio Chiariello
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"Non fare la finta tonta st…a, come facevi a sapere che uscivo con quello e tutti i c…i miei? E di quello bassino, come facevi a saperlo? Hai paura eh? Adesso sono qua, non ti preoccupare". La voce è quella di Annalucia Cecere, la donna indagata con l'accusa di omicidio volontario nell'ambito del caso della morte di Nada Cella, la giovane segretaria massacrata nel 1996 nello studio del commercialista dove lavorava a Chiavari. La ‘finta tonta str…' a cui si rivolge è Antonella Pesce Delfino, la criminologa che dopo anni di buio sulla vicenda, è riuscita a far riaprire le indagini, con l’iscrizione nel registro degli indagati della maestra 53enne, ai tempi conoscente del commercialista e datore di lavoro di Nada, Marco Soracco, la cui posizione, ai tempi, fu trascurata. Nuovi dettagli potrebbero arrivare dal test del luminol sullo scooter ancora custodito nel box della casa dell’indagata. Per gli investigatori potrebbero esserci possibili tracce di sangue e di Dna nel caso in cui l’ex insegnante avesse ucciso Cella il 6 maggio del 1996.

I messaggi in questione erano stati spediti dalla Cecere dopo un incontro con la Pesce Delfino, un faccia a faccia nel quale la criminologa, fingendosi interessata ai problemi legati alla scuola (l'indagata si è licenziata anni fa dal suo ruolo di insegnante a Boves), aveva cercato di ottenere da lei informazioni preziose ai fini della sua tesi. Sarebbe bastato un accenno della professionista alle estati trascorse a Santa Margherita e al ricordo di un uomo conosciuto a Chiavari per fare innervosire Cecere. Che prima si era messa sulla difensiva, poi aveva bersagliato la criminologa con chiamate e messaggi audio ininterrotti alla criminologa, molti dal contenuto intimidatorio.

Ad esempio in un  vocale in cui l'indagata sosterebbe di avere conoscenze tra le forze dell'ordine e dice "ho parlato con la polizia di Chiavari, forse è stato già riaperto il caso. Ti ci trascino per i capelli. poi ti faccio fare le domandine. Indovina indovinello, quale zoccola è venuta a casa mia". In altre comunicazioni la donna chiede alla Pesce Delfino il suo indirizzo di casa, promettendo di andarla a trovare.

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