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Hacker entrano nell’email aziendale e cambiano iban alle fatture: pagamenti finivano su un altro conto

Lo hanno scoperto gli agenti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica della polizia postale e delle comunicazioni dell’Umbria riuscendo a recuperare la somma di 54mila euro sottratta illecitamente con lo stratagemma.
A cura di Antonio Palma
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Dopo essere riusciti ad accedere alle email aziendali, un gruppo di truffatori hacker aveva cambiato l’iban sulle fatture di un’azienda riuscendo così a farsi accreditare su un altro conto i pagamenti che venivano effettuati. Lo hanno scoperto gli agenti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica della polizia postale e delle comunicazioni dell’Umbria riuscendo a recuperare la somma di 54mila euro sottratta illecitamente con lo stratagemma.

Il titolare del conto corrente sul quale è stata accreditata la somma è stato denunciato per i reati di accesso abusivo a sistema informatico e frode informatica ma le indagini sono ancora in corso per accertare l'esatta dinamica e i complici. Come spiega la Procura di Perugia, che ha coordinato le indagini, la frode informatica è avvenuta attraverso un attacco informatico denominato "Bec", acronimo di Business Email Compromise (compromissione di caselle di posta elettronica aziendali).

In pratica i truffatori sono riusciti a inserirsi nelle comunicazioni di posta elettronica tra due aziende per poi usare le informazioni acquisite per trarne profitto. Lo hanno fatto modificando le coordinate bancarie riportare sulle fatture da saldare inducendo all’errore di un commerciante di Perugia. L’inchiesta era partita proprio a seguito della denuncia dell’uomo, che gestisce una concessionaria.

La vittima doveva versare 54mila euro relativi a una trattativa di compravendita di un'auto ma dopo aver versato la somma sull’iban indicato, si accorto che non era quello del conto dell’azienda a cui erano destinati i soldi. L’uomo ha immediatamente chiesto aiuto alla polizia postale che si è attivata scoprendo il conto corrente dove era stata accreditata la somma e che la stessa era ancora giacente.

A questo punto è scattato un provvedimento di sequestro da parte della Procura della Repubblica di Perugia e la successiva restituzione dei 54mila euro all’uomo truffato.

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