Guerrina Piscaglia, padre Gratien condannato a 25 anni di carcere
Padre Gratien Alibi è stato riconosciuto colpevole anche in Cassazione e condannato in via definitiva a 25 anni per l'omicidio e la distruzione del cadavere di Guerrina Piscaglia, scomparsa da un piccolo paese dell'Aretino il primo maggio 2014. Nonostante le condanne il religioso non si è mai mosso dal convento del Premostratensi, dove ha atteso la sentenza definitiva della Suprema Corte. Con il braccialetto elettronico alla caviglia e il contapassi, ma ancora libero di celebrare messa, diritto che non ha perso neanche con una condanna in due gradi di giudizio. In primo grado il frate, che non ha mai confessato il delitto, era stato condannato a 27 anni.
Il caso di Guerrina Piscaglia
Il caso risale al 2014, quando di Guerrina, moglie e mamma cinquantenne si perdono le tracce dopo il suo arrivo in canonica a Ca' Raffaello (Arezzo). Subito si diffonde la notizia di un allontanamento volontario, complici quegli strani sms in cui la donna si dice in fuga con un altro uomo: "Dite a mio marito che vado via con il moroso marocchino", si legge nei messaggi inviati dal telefonino della donna. È proprio seguendo le tracce lasciate dal cellulare di Guerrina, che gli inquirenti riescono a risalire ai movimenti del telefono (attivo fino a maggio) e a trarre una conclusione: a scrivere quei messaggi non è Guerrina.
Perché Padre Gratien ha ucciso la donna
Proprio l'esame delle celle telefoniche aiuterà a ricostruire i movimenti di chi usa il telefono della donna scomparsa a identificarlo in padre Gratien Alabi, 54 anni, congolese, un sacerdote noto per la sua passione per le donne e il cui cellulare ha agganciato le stesse celle che hanno segnato i passi di Guerrina, negli stessi istanti. Saranno sempre gli sms – 4000 – a gettare luce sui rapporti tra il sacerdote e la parrocchiana, divenuti amanti mesi prima, ma con una carica di attaccamento maggiore da parte della donna, tanto che per gli inquirenti sarà proprio questo divario il movente dell'omicidio. Guerrina, infatti, si era innamorata del sacerdote, mentre per lui, come dimostreranno le foto raccolte sul suo personale computer e ritraenti donne di diverse età ritratte in pose sexy, sarebbe stata solo una delle tante relazioni. Per questo, dunque, l'avrebbe strangolata in un impeto d'ira per poi farne sparire il corpo. A delineare la ricostruzione saranno consulenti di parte civile e periti del tribunale, finché il verdetto non sancirà la responsabilità del parroco.