"Ma ‘o luongo no? Ci sta solo ‘o curto?". Una donna in piazza Garibaldi chiede lumi ad altri ignari passeggeri. Il "lungo" e il "corto" sono due autobus pubblici. Il primo, quello lungo, è il classico mezzo a due vagoni che fino a qualche mese fa collegava la stazione ferroviaria con il centro di Napoli, piazza Trieste e Trento, crocevia tra piazza Plebiscito, via Toledo e via Chiaia, l'affollatissima linea R2. Il "corto" è invece è il mezzo ad un solo vagone. L'autobus ad alta capienza copriva una linea di punta che ad ogni passaggio carica decine di persone e che ora, causa limitato spazio, è un vero e proprio inferno. Perché è sparito l'R2? Perché nel capoluogo partenopeo – al centro storico come in periferia – le autolinee pubbliche che fanno riferimento all'Anm, l'Azienda napoletana mobilità, si stanno riducendo in maniera drammatica? Tanto per dare il senso del contesto, una notizia di poche ore fa: stanotte un autobus dell'Anm ha perso una delle ruote posteriori. Il fatto è accaduto in orario non di punta, in zona piazza Sannazaro. Non c'erano passanti né passeggeri, nessuna ripercussione. Fortunatamente. Per l'autista paura ma nessun danno. Ma cosa sarebbe accaduto se quest'incidente fosse avvenuto di mattina?
I numeri. C'è un dossier che giace sulla scrivania del sindaco di Napoli Luigi de Magistris e del suo assessore alla Mobilità, Anna Donati. È il progetto per il recupero dei mezzi attualmente in autoparco causa guasti o mancanza di assicurazione Rc auto. Le cifre sono drammatiche: la situazione attuale consta di 18 linee sospese e 79 con una programmazione ridotta rispetto a quella normale; oltre il 60 per cento degli autobus è stato immatricolato fra il 1997 e il 1998, anzianità superiore ai 15 anni. "Una siffatta composizione – recita il dossier – comporterà entro il 2014 il superamento del limite di vita tecnica quindicennale per due terzi degli autobus contemporaneamente". A Napoli proprio qualche ora fa sindaco e assessore sono stati ascoltati in Procura perché indagati nell'ambito di una inchiesta sulle buche stradali. I dissesti del manto stradale sono alla base anche di tanti problemi per gli autobus. "Condizioni di esercizio particolarmente gravose – così le definisce il dossier dell'azienda trasporti municipale – vista la limitata velocità commerciale che stressa e usura in maniera rilevante motore e cambio automatico e viste le condizioni di usura del manto srtardale che dtermina rotture e consumi precoci di trasmissione, sospensione e fenomeni di rotture del telaio". Servono soldi per acquistare i ricambi dei mezzi: almeno 3 milioni di euro. Ma non si salveranno tutti i bus: una parte – si stima almeno 166 mezzi – dovrà essere semplicemente rottamata. Al massimo il Comune di Napoli potrà incassare i proventi della rottamazione, circa 85mila euro che andrebbero a finanziare per una piccola parte il progetto di reingegnerizzazione della manutenzione della flotta Anm. Un piano da 5,1 mln di euro. Che il Comune, ad oggi, non ha.
Il caso delle assicurazioni. Siccome le disgrazie non vengono mai da sole, a Napoli non bastavano le casse vuote e i bus vecchi. Il capoluogo campano è anche la maglia nera sul fronte delle tariffe assicurative. Qui un tagliando Rc costa più che in tutto il resto d'Italia. Nel dossier Anm si legge: "La scarsità delle risorse finanziarie non consente di avviare il piano del rinnovo del parco dall'agosto 2012. In occasione del rinnovo dei contratti assicurativi Rc, l'Anm ha dovuto fronteggiare un forte incremento del costo per autobus: ogni anno 7,4 mln di euro, con un impatto medio di circa 8mila euro a bus. Le nuove polizze costano mediamente oltre 25mila euro all'anno per singolo autobus". Una cifra abnorme:0,75 centesimi di euro a chilometro. Tale situazione ha determinato una forte contrazione del parco di autobus assicurati. Vale a dire: ci sono 696 mezzi che potenzialmente potrebbero andare in giro? Di questi 266 non sono assicurati. Quindi i bus che circolano sono 430. A questi vengono sottratti i mezzi guasti, quelli che vanno in avaria giorno dopo giorno e quelli in attesa di riparazione.
L'ombra delle truffe. Qualcuno approfitta della situazione? Il dossier dell'Azienda napoletana mobilità non lancia accuse ma qualcosa ipotizza: "Non è azzardato ritenere – si legge – che gli incidenti gravi o catastrofali di Anm incidano per non più di 2-3 milioni d'euro sul premio complessivo. La parte rimanente è determinata da una frequenza di piccoli sinistri com un valore medio ad evento di modestissima entità. Le condizioni di circolazione e l'elevata ripetizione di piccoli eventi – si legge ancora – rendono difficile la gestione di servizio le condizioni di lavoro del personale di guida, frequentemente coinvolto in discussioni coi viaggiatori e gli utenti della strada". Insomma, secondo Anm qualcuno "ci marcia": "Nella stragrande maggioranza dei casi – si legge ancora – tali sinistri vengono ricondotti impropriamente alla respondabilità del conducente stradale. Inoltre la maggior parte degli stessi, liquidati dall'assicuratore, non trovano alcun riscontro nelle registrazioni interne, si tratta prevalentemente di lesioni fisiche ai viaggiatori in fase di salita e discesa del mezzo". Morale della storia: l'Anm propone "l'adozione di strumenti tecnologici in grado da un lato di contenere le distrazioni dei conducenti e dall'altro di scoraggiare le truffe". Ovvero: la scatola nera. Ma è sempre la stessa storia: installare la scatola nera costa molto. E i soldi non ci sono.