“Guardate questo fr*** perso”: Davide, insultato da un professore perché Queer
Davide Curcuruto, 25 anni nato in provincia di Messina, denuncia un episodio di odio online di cui è stato vittima. Venire insultati sui social è un fenomeno tristemente diffuso ed il fatto di essere persone Queer e scegliere di esporsi aumenta drasticamente il rischio di trovarsi bersaglio di offese e minacce (secondo Vox -l'Osservatorio Italiano sui Diritti, gli omosessuali fanno parte delle sei macro-aree su cui si concentrano di più i discorsi d'odio online e non, per quanto la tendenza sarebbe in calo rispetto al 2019. Quest'ultimo dato non è però confermato da altri osservatori quali Gay help line secondo cui in periodo di Covid gli episodi di minacce subite dalle persone LGBTQ+ sarebbero passati dall'11% al 28%).
Omofobia e insulti online
Che qualcuno ci discrimini o ci auguri un TSO (trattamento sanitario obbligatorio, n.d.r.) per via della minoranza di cui facciamo parte è già grave di per sé. Ma se questo "qualcuno" è un professore che insegna all'interno di un'Università pubblica, allora il fatto diventa inaccettabile, intollerabile. Mosso da questa consapevolezza, Davide ha scelto di sporgere denuncia, dopo che un professore di cui non vuole rivelare il nome lo ha più volte insultato su Facebook, definendolo "l'idiota della settimana", "f****o perso", invitandolo a venire a Messina dove i suoi conterranei lo avrebbero picchiato. Tra i commenti, poi, qualcuno si è augurato che la gente come Davide venga "epurata".
"A 16 anni cercarono di buttarmi da un autobus in corsa"
Un episodio gravissimo, ma non l'unico, purtroppo, che ha segnato la vita di Davide. "Non è certo la prima volta che subisco attacchi verbali o fisici per via del mio modo di esprimermi e di essere. Quello che stavolta mi ha spinto a denunciare è stato il fatto che ad insultarmi sia stato un professore di Università, per di più dell'Università di Messina, la città da cui sono scappato per via delle quotidiane discriminazioni di cui ero oggetto", ci racconta lo studente di Sociologia, che attualmente vive e studia a Bologna.
"Una volta – continua – quando avevo circa 16 anni ed avevo da poco fatto coming out, mi trovavo in stazione con il mio primo fidanzatino. Un gruppo di ragazzi ci vide mentre ci stavamo dando un bacio e da quel momento iniziarono a perseguitarmi, fino ad arrivare all'episodio più grave e per me traumatizzante: dentro un bus, mi riconobbero e cercarono di sollevarmi di peso per lanciarmi dall'autobus in corsa in una strada a strapiombo sul mare". Quell'evento ha segnato profondamente la vita di Davide, che all'epoca non denunciò: "La verità è che in qualche modo mi sentivo sbagliato io, e con il senno di poi riesco anche a capire perché: la cosa che mi ha fatto più male di tutte è stato il fatto che nessuno all'interno di quell'autobus abbia fatto qualcosa per aiutarmi, dall'autista fino all'ultimo passeggero. E' questa indifferenza che, alla fine, ti fa pensare che in fondo ti meriti quello che ti stanno facendo".
"Ho denunciato per tutti i ragazzi che ancora non riescono a farlo"
Naturalmente le violenze subite hanno lavorato dentro a Davide, al quale abbiamo chiesto se oggi stia meglio e, se sì, come sia riuscito ad elaborare il suo trauma: "Se oggi riesco finalmente ad accettarmi e a dare un nome e un cognome al male che mi ha afflitto per tanti anni lo devo alla terapia, ma anche alla militanza transfemminista e alla presenza delle reti che mi hanno offerto supporto e ascolto e che mi hanno fatto comprendere che non sono solo e non sono sbagliato solo perché il mio modo di esprimermi non rispecchia i codici etero patriarcali". Non tutti però, sono arrivati alla consapevolezza di Davide ed è proprio a queste persone che il 25enne vuole dare un segnale, in un periodo storico in cui i diritti delle persone LGBTQ+ cominciano a diventare un tema più sentito dall'opinione pubblica.
"Niente gogna mediatica contro il professore"
Quanto al professore in questione, Davide Curcuruto ha deciso di non rivelarne il nome alla stampa. "Non voglio scatenare una gogna mediatico contro un singolo. Quello che mi interessa è che si denunci il fatto, che la mia storia sia di aiuto per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'odio strutturale che ancora esiste all'interno della nostra società nei confronti delle persone Queer", sottolinea l'intervistato.
Il Rettore dell'Università di Messina: "Condanna totale, verranno presi provvedimenti"
In merito alla vicenda si è anche immediatamente espresso il Rettore dell'Università di Messina, Salvatore Cuzzocrea: "Tengo ad esprimere una netta distanza dell'Università di Messina dai fatti e dalle affermazioni del professore in questione. Non appena sono venuto a conoscenza dell'accaduto, ad aprile, ho immediatamente contattato Davide per esprimergli non solo vicinanza e solidarietà, ma anche supporto pratico qualora avesse deciso di sporgere denuncia, cosa che apprendo che ha fatto".
Il Rettore annuncia anche provvedimenti disciplinari che verranno presi a carico del professore. "Tali provvedimenti saranno discussi dalla commissione disciplinare da me presieduta". Intanto, il professore è convocato nelle stanze del rettorato lunedì 24 maggio. "Noi siamo contro a tutti i tipi di violenza, ivi inclusa ovviamente quella a carattere omotransfobico", continua Cuzzocrea. "Dopo la denuncia di Davide ci siamo attivati per rafforzare la formazione all'interno della nostra Università sulle questioni riguardanti sessualità e identità di genere. Dal 2016, poi, esiste la possibilità per i nostri studenti transgender di avvalersi del doppio libretto".
Sul versante legale, eventuali indagini a carico del docente devono ancora cominciare, per ora c'è soltanto la denuncia di Davide, fatta il 7 aprile 2021 alla Questura di Bologna. Abbiamo più volte cercato di metterci in contatto con il professore (di cui siamo riusciti a trovare il nome), ma per il momento non ha voluto risponderci né fornirci la sua posizione in merito alla denuncia.
"Gli episodi di discriminazione contro le persone Queer sono tristemente diffusi sia a Messina che nei centri di provincia, con la differenza che in città le violenze sono spesso più gravi", dichiara Giuseppe Ialacqua di Liberazione Queer, una delle prime associazioni a cui Davide si è rivolto. L'attivista spiega che le denunce che la sua associazione raccoglie sono quotidiane, ma quelle che arrivano in Questura sono sempre un numero decisamente inferiore. "Si ha paura di ripercussioni e di esporsi, anche perché non ci sono aggravanti specifiche per i casi di omolesbobitransfobia, quindi si teme che tutto finisca in niente. Senza contare il fatto che questi processi tendono a durare anni, durante i quali è probabile che chi ha denunciato subisca ancor più discriminazioni proprio perché ha denunciato". Ialacqua poi sottolinea il fatto che nella città di Messina i mezzi pubblici sono molto spesso il palcoscenico in cui si consumano i peggiori episodi di violenze: proprio come nel caso di Davide, che quel gruppo di ragazzi tentò di sollevare di peso e lanciare dal mezzo in corsa.
"Molto più di Zan"
Per Davide, gli episodi di violenza contro la comunità LGBTQ+ non sono ascrivibili all'ambito delle cattive pratiche accidentali, ma farebbero parte "della cultura etero-patriarcale in cui siamo immersi". "Le strade non sono uguali per tutti", sottolinea l'intervistato. "Io che sono un ragazzo e scelgo di mettere lo smalto, portare i capelli lunghi e indossare capi considerati ‘femminili' non avrò mai la stessa esperienza di una persona etero-cisgender nel compiere un gesto semplicissimo come appunto attraversare la strada. Avrò molte più possibilità di ricevere fischi, osservazioni sul mio aspetto, fino a intimidazioni e insulti". Questa "violenza" che secondo Davide e Giuseppe è "strutturale" non si combatte solo con le leggi. "Oggi si parla tanto di ddl Zan e questo è un bene perché questa legge ci serve per tutelarci in sede giudiziaria. Ma non basta".
Sabato 15 maggio sono sceso in piazza per chiedere ‘Molto più di Zan', perché l'odio contro le persone Queer non si combatte solo sanzionando i nostri aggressori, ma anche e soprattutto agendo sulla cultura e sull'educazione, insegnando il rispetto nelle scuole e nelle Università". Infine, Davide sottolinea come questo disegno di legge (che pure è indispensabile) non tiene sufficientemente conto di alcune minoranze della stessa comunità LGBTQ quali le persone trans e le persone intersex e non-binary. "Dei loro diritti si parla ancora troppo poco, ma è importante che anche tematiche quali la depatologizzazione dei percorsi di transizione vengano presi in considerazione dalla politica".