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Grosseto, 13enne ubriaco tenta il suicidio. La madre: “Costretta a farlo bere”

E’ successo a Grosseto. Il ragazzo, grazie all’intervento della polizia, è stato disarmato. La madre, una 39 enne romena, ha spiegato che era costretta a farlo bere da una settimana, “altrimenti minacciava di uccidersi”.
A cura di B. C.
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Completamente sbronzo, ha tentato il suicidio a soli 13 anni. Solo grazie all'intervento della madre e della polizia, il ragazzino è stato disarmato. È accaduto a Grosseto dove gli agenti hanno fatto portare lui in ospedale e denunciato la madre per maltrattamenti. Era stata proprio la donna a dare l'alcol al figlio. "Ero costretta a dargli da bere – ha raccontato la donna agli inquirenti – perché altrimenti minacciava di uccidersi".

I poliziotti sono intervenuti dopo una segnalazione al 118: c'era da calmare un ragazzo che minacciava la madre. All'arrivo sul posto, gli operatori si sono trovati di fronte una scena tremenda: tra varie urla, la donna spingeva con forza la porta di un'altra stanza per chiuderla, utilizzando i piedi e le spalle, mentre in mano teneva un coltello. Dall'altra parte c'era il 13 enne intento a scappare di casa. La donna, 39enne rumena, ha raccontato che si trattava di suo figlio, a cui era appena riuscita a togliere dalle mani l'arma con la quale voleva uccidersi. Il ragazzo, visibilmente disorientato, era ubriaco: l'alcol gli era stato procurato dalla stessa genitrice. Da ormai una settimana il giovane ingurgitava regolarmente un cocktail di vino e birra, minacciando di farla finita se la madre non l'avesse accontentato. Anche per questo motivo, tutte le finestre della casa erano stato serrate.

Il ragazzino, che da quasi un anno non andava alla scuola media a cui era iscritto, già segnalato ai servizi sociali, è stato condotto con un'ambulanza del 118, scortata dalla volante, al pronto soccorso pediatrico dove è stato ricoverato. È stato attivato anche il percorso previsto dal protocollo ‘Codice rosa' usato negli ospedali toscani per i soggetti deboli. La madre è stata accompagnata in questura per gli accertamenti del caso venendo denunciata per maltrattamenti in famiglia.

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