Green Pass, licenziato Stefano Puzzer, leader della protesta dei portuali di Trieste
Stefano Puzzer, il leader della protesta dei portuali di Trieste dello scorso ottobre contro il Green Pass, è stato licenziato. Ad annunciarlo è lui stesso, tramite un video postato su Facebook: l'Agenzia dei lavoratori portuali di Trieste ha deciso di allontanarlo dall'azienda. Il licenziamento è scattato "per giusta causa" e Puzzer annuncia che si "batterà con tutte le forze per ribaltare la decisione".
Secondo l'azienda il leader dei "No Pass" avrebbe ricevuto negli ultimi mesi diverse lettere di contestazione che lo invitavano a rientrare al lavoro, in quanto guarito dal Covid e quindi in possesso della certificazione verde. Il lavoratore portuale, però, non si sarebbe presentato. L'Agenzia parla di 5 mesi di lavoro non svolto, da cui "l'inevitabile" provvedimento per procedere al licenziamento.
Prima di guarire dal Covid Puzzer era stato sospeso dal lavoro e dallo stipendio, proprio per non aver mostrato il certificato verde. L'uomo, però, si è vaccinato almeno due volte (a gennaio diceva di non aver fatto ancora il booster) e possedeva il Green pass nel telefono, ma non lo ha mai fatto vedere. Per questo non si definisce un "no-vax", ma un "no-pass": è infatti da sempre favorevole al vaccino, ma non all'utilizzo del certificato verde per lavorare. A ottobre, quando era portavoce dei lavoratori del porto di Trieste, l'infrastruttura era stata bloccata o quasi per diversi giorni, prima del duro intervento delle forze dell'ordine, che hanno interrotto la protesta. Due settimane fa, quindi, il Tar del Lazio aveva annullato il daspo scattato a novembre dopo un'altra manifestazione a Roma.
Nel video pubblicato su Facebook, ora, Puzzer spiega di non volersi "rendere martire" e rivendica le ragioni delle proteste a Trieste. Secondo lui il licenziamento è una conseguenza del fatto "che io come tanti che hanno protestato siamo puri e non ci pieghiamo a un sistema marcio". Il lavoratore aggiunge che il sindacato autonomo che ha creato con altri colleghi ora è a rischio. "Lo vogliono distruggere – argomenta, senza specificare chi vorrebbe farlo- così come si vuole eliminare qualsiasi forza che va a lottare contro il sistema".