Green pass al lavoro: perché è impossibile eseguire 7,5 milioni di tamponi a settimana ai non vaccinati
Come è noto a partire da venerdì 15 ottobre i dipendenti sia pubblici che privati potranno recarsi in fabbrica, in ufficio e in ogni altro luogo di lavoro solo se muniti di green pass, ovvero di un certificato che attesti l'avvenuta vaccinazione contro il Covid oppure il risultato negativo di un tampone. Ad oggi, però, potrebbero esserne sprovvisti ancora 2,5 milioni i lavoratori: se non accetteranno tutti di farsi somministrare nei prossimi giorni almeno la prima dose del vaccino, significherà che dovranno ricorrere ai test antigenici rapidi ogni 48 ore. Ciò vuol dire che – conti alla mano – ne occorreranno circa 7,5 alla settimana, un numero molto alto mai raggiunto neanche durante i mesi più difficili della pandemia, quelli nei quali in Italia si contavano decine di migliaia di contagi al giorno e il sistema di tracciamento funzionava a pieno regime: il record di tamponi nel nostro paese è stato infatti raggiunto il 5 marzo, con 378mila test eseguiti in 24 ore, un numero molto lontano dal fabbisogno necessario se 2,5 milioni di persone dovessero essere costrette a testarsi ogni due giorni.
Anche nell'ultimo mese la media settimanale di tamponi eseguiti ogni giorno non ha mai superato quota 300mila e un contributo importante è quello che da tempo viene fornito da circa 10mila farmacie, che si fanno carico di quasi 200mila test al giorno. "Siamo pronti a uno sforzo eccezionale per aumentare l’offerta di tamponi eseguiti dalle farmacie italiane ed effettuare decine di migliaia di tamponi in più", ha spiegato il presidente nazionale di Federfarma, Marco Cossolo, spiegando che sarà tuttavia molto difficile riuscire a soddisfare il fabbisogno giornaliero di milioni di lavoratori e lavoratrici sprovvisti del green pass. Anche raddoppiando le farmacie disponibili e il numero di tamponi sarebbe impossibile superare i 500mila test giornalieri.
Quello della carenza di tamponi è un problema di non facile soluzione. Secondo Luca Zaia dovrebbero essere consentiti i tamponi "fai da te" da eseguire non a casa ma direttamente in azienda sotto la supervisione di un delegato, ma anche questa ipotesi non sembra essere la più facile da percorrere: "I test tampone ‘fai da te' per la diagnosi della positività al virus SarsCoV2 hanno una affidabilità ridotta e non credo sia opportuno pensare di utilizzarli ai fini della certificazione del green pass", ha spiegato Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Bio-medico di Roma. "I test tampone fai da te – ha spiegato – hanno solo il 50-51% di affidabilità, quindi è come il lancio di una moneta. Ovviamente sono utili in casi di emergenza in cui non si hanno alternative, ma utilizzarli ai fini del green pass per il ritorno al posto di lavoro è inaccettabile". Bocciata anche la proposta avanzata da esponenti della Liga di estendere a 72 ore la durata del test: "Anche 48 ore sono troppe", secondo Ciccozzi.