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Graziano Mesina scarcerato, il più famoso esponente del banditismo sardo non cammina più e non parla

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha disposto per l’ormai ultra ottantenne Graziano Mesina gli arresti domiciliari in ospedale. “Gli è stata diagnosticata una patologia oncologica che si è ormai diffusa, incurabile, in fase terminale, non può più camminare, non si alimenta, non parla” hannno spiegato gli avvocati.
A cura di Antonio Palma
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È stato scarcerato Graziano Mesina, il più famoso esponente del banditismo sardo che era rimasto latitante per anni prima della cattura nel 2021. Lo ha stabilito il Tribunale di Sorveglianza di Milano, competente per territorio, che ha accolto una istanza presentata dai legali dell'ormai ultra ottantenne per motivi di salute. L’ex primula rossa del Supramonte infatti è gravemente malato e i giudici hanno disposto per lui gli arresti domiciliari.

Graziano Mesina però non andrà a casa ma sarà trasferito in ospedale per le cure del caso. Proprio per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute nel carcere di Opera, dove era rinchiuso finora, gli avvocati avevano presentato la richiesta di differimento della pena che ora è stata accolta dai giudici del Tribunale di sorveglianza milanese.

"Non cammina più, non si nutre, fatica a parlare e a riconoscere chi gli sta intorno" hanno spiegato i legali dell'83enne, rivelando che ha un cancro in fase terminale. Graziano Mesina era stato già trasferito nel reparto detenuti dell’ospedale San Paolo di Milano. "Le sue condizioni di salute erano già da tempo precarie ma negli ultimi due mesi sono precipitate hanno spiegato i legali, aggiungendo: "Gli è stata diagnosticata una patologia oncologica che si è ormai diffusa, incurabile, in fase terminale".

Il caso di Graziano Mesina era stato già esaminato due anni fa dallo stesso Tribunale di Sorveglianza di Milano che aveva disposto la sua permanenza in carcere al termine di un procedimento aperto d’ufficio e senza un'istanza difensiva che prendeva in considerazione la possibilità di detenzione domiciliare legata a possibili problemi di salute dell'uomo. “Rifiuta cure e accertamenti medici, diagnosi impossibile” avevano spiegato in quella occasione i giudici.

"A seguito del ricovero presso il reparto di medicina penitenziaria dell'ospedale San Paolo di Milano, i sospetti sono diventati certezza ed è stata diagnosticata una patologia oncologica che si è ormai diffusa, incurabile, in fase terminale" hanno rivelato ora gli avvocati.

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