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Testimoni di Geova, il lato oscuro della fede

Grazia Di Nicola, ripudiata dai Testimoni di Geova e ora anche dalle figlie: “Le hanno plagiate”

Grazia Di Nicola è una mamma in ansia: da oltre quindici giorni non ha più notizie delle tre figlie, seguaci di Geova. Fino a pochi anni fa, anche lei apparteneva a questo culto religioso ma, dopo aver accettato una trasfusione di sangue che le ha salvato la vita, è stata allontanata dalla congregazione. “Sono scomparse da un giorno all’altro. Sto morendo dal dolore. Aiutatemi a ritrovarle”, è l’accorato appello di Grazia a Fanpage.it.
A cura di Mirko Bellis
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Grazia Di Nicola, da oltre 15 giorni non sa più nulla delle tre figlie testimoni di Geova
Grazia Di Nicola, da oltre 15 giorni non sa più nulla delle tre figlie testimoni di Geova
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“Dove sono le mie figlie? Sono scomparse da un giorno all'altro. Sto morendo dal dolore. Aiutatemi a ritrovarle”. Grazia Di Nicola è una mamma in ansia: da oltre quindici giorni non ha più nessuna notizia delle tre figlie di 30, 25 e 21 anni, testimoni di Geova. Lo stessa fede alla quale, fino a pochi anni fa, apparteneva anche lei. La donna, una casalinga di 48 anni e madre di quattro figli, vive a Colliano, un paesino in provincia di Salerno. Dopo una denuncia per scomparsa presentata ai carabinieri, si è rivolta a Fanpage.it per lanciare il suo accorato appello.

Grazia Di Nicola è stata per anni una testimone di Geova, ma le sue convinzioni religiose l’hanno portata ad un passo dalla morte. Dopo una delicata operazione chirurgica, in cui è stata necessaria una trasfusione di sangue, ha visto crollarle il mondo addosso. È stata emarginata da quelli che fino a poco prima erano i suoi “fratelli” di culto e anche le tre figlie l’hanno abbandonata e sono andate via di casa. Per le tre ragazze, la ragione del loro allontanamento era dovuta “ai continui maltrattamenti psicologici e fisici a cui ci sottoponevano i nostri genitori per obbligarci ad abbandonare la nostra religione”. Per Grazia, invece, si sarebbe trattato di una punizione nei suoi confronti per aver accettato la trasfusione che le ha salvato la vita.

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“Da quando sono andate via di casa – racconta Grazia – c’è stato solo un incontro, a novembre, quando mia suocera era ricoverata in ospedale. E’ stato molto emozionante quando ho potuto riabbracciarle. Quell'occasione mi faceva sperare in un riavvicinamento che, purtroppo, non c’è stato”. Fino a poco tempo fa, le tre giovani vivevano in un appartamento a Colliano: una palazzina a tre piani occupata da altri testimoni di Geova e poco distante dall'abitazione di Grazia. “Quasi ogni sera, io e mio marito andavamo a vedere se c’era la luce accesa nel loro appartamento. Era il nostro modo per sentirle vicine”.

Tre settimane fa, una forte nevicata in paese costringe i genitori delle ragazze a rimanere in casa. Quando ritornano a fare la loro passeggiata serale, Grazia e il marito vedono che l’appartamento delle figlie è al buio. “Dopo quindici giorni che non c’erano più segnali di vita, ho cominciato a preoccuparmi – continua la donna – sono andata sul luogo di lavoro di una di loro e mi hanno detto che si era licenziata mesi fa senza dare nessuna spiegazione”. In preda all'ansia, Grazia va in Comune per avere qualche informazione sul nuovo domicilio delle ragazze. “E’ stato in quel momento che ho scoperto che non avevano mai cambiato la loro residenza e, secondo l’ufficio anagrafe, continuavano a vivere con me e mio marito”. Un dato, questo, che risulterà fondamentale per presentare la denuncia di scomparsa ai carabinieri.

“Quando sono andata in caserma, in un primo momento i carabinieri mi hanno detto che non potevano fare nulla perché le mie figlie sono maggiorenni. Di fronte alle mie insistenze, hanno rintracciato al telefono la più grande. La sua risposta però mi ha lasciata di sasso: ʻSiamo andate via per nostra scelta e non vogliamo che nostra madre sappia dove stiamoʼ. Ho iniziato a piangere perché non mi sarei mai aspettata un atteggiamento così duro da parte loro”.

Quasi rassegnata Grazia ricorre a quelli che, fino a pochi anni prima, erano i suoi “fratelli” nella congregazione dei testimoni di Geova. Ma l’aiuto sperato non arriva, anzi, la prima volta le rispondono che non sanno chi sia. “Con mia grande sorpresa, mi hanno detto: ʻNon ti conosciamoʼ. E mi hanno sbattuto giù il telefono”. “Sono riuscita a trovare un altro membro, però, anche in quel caso la risposta è stata lapidaria: ʻNon ti diciamo dove si trovano le tue figlie. Puoi chiedere a chiunque nella congregazione e nessuno ti dirà nullaʼ”. E’ stata proprio questa reazione a convincere Grazia a ritornare dai carabinieri. Questa volta accompagnata da un avvocato. “Se sono iscritte nel mio stato di famiglia e a casa non ci sono, è mio dovere come genitore denunciare la loro scomparsa. Sono convinta che siano manipolate”, assicura. Un aspetto difficile da provare e comunque ininfluente in quanto in Italia non esiste più il reato di plagio, dichiarato incostituzionale con una sentenza del 1981.

“Cerco di andare avanti, però ogni giorno che passa è una sofferenza. Vorrei dire alle mie figlie che non ho intenzione di interferire sulla loro fede. L’unica cosa che vorrei sapere è se stanno bene, dove vivono, cosa stanno facendo. Io e mio marito stiamo soffrendo moltissimo – conclude Grazia – e anche nostro figlio più piccolo continua a chiedere delle sorelle scomparse nel nulla”.

Fanpage.it ha parlato con le figlie di Grazia Di Nicola a giugno 2018 però le ragazze si sono limitate a scrivere una precisazione che è stata pubblicata. Anche per questo articolo, abbiamo provato a contattarle di nuovo senza ottenere alcuna risposta. L'ufficio stampa dei Testimoni di Geova ha scritto al nostro giornale precisando che: "Le figlie della signora hanno raccontato di essere andate via di casa per i gravi maltrattamenti fisici e psicologici a cui le sottoponevano i loro genitori. La loro è stata una scelta personale, non indotta in alcun modo dalla loro confessione religiosa".

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