«Noi siamo una pigna», si dicono due presunti mafiosi intercettati nelle carte dell'operazione "Rinascita-Scott" che oggi ha terremotato la Calabria con ben 334 ordinanze di custodia cautelare, come un pigna dove tutti i pezzi sono strettamente collegati, chiusi a protezione. La ‘ndrangheta che esce dalle indagini coordinate dal Procuratore Capo di Catanzaro Nicola Gratteri è una commistione di mafia, politica e massoneria nei piani superiori e una lunga catena di prepotenze sparse sul territorio, qualcosa che puzza di Gomorra.
C'è Pasquale Gallone che chiede il pizzo a una società di catering prima con improbabili metafore («un pensiero per noi… un fiore…»), poi imponendo (con Mario Artusa) di acquistare la frutta da un fornitore legato al boss Mancuso («la frutta so la prendete là da coso, eh, andiamo da Scrugli, questo è una caro amico nostro… eh già… gli diamo una mano pure a lui» intimano al povero imprenditore senza troppi giri di parole) e infine pretendendo uno sconto sul banchetto nuziale del nipote di Pasquale Gallone. «Vedete che ci teniamo assai assai, assai… sia a lui, sia lo zio… eh che lo trattiamo… un pochino… quanto che… non si trova in buone acque», dicono all'imprenditore, decidendo autonomamente 13mila euro per un banchetto che sarebbe costato 33mila.
Ma la ‘ndrangheta, sia chiaro, non entra solo nelle questioni economiche: Francesco La Rosa (dell'omonima ‘ndrina di Tropea) costringe un conoscente a interrompere un rapporto adultero con una donna: «devi stare con due piedi in una scarpa, Mario!!! … devi stare con due piedi in una scarpa! … che se vado dagli amici miei e gli racconto quello che hai fatto, ti fanno la faccia quanto un pallone», dice al telefono. E la relazione magicamente si interrompe. La ‘ndrangheta che dirige gli amori, in Calabria.
Cosche che come al solito intervengono nel caso di debiti non pagati, che spingono medici a non visitare i pazienti («ma non e meglio che vi state a casa? che vi costa a voi?», dice Giovanni Giamborino a un medico), mafiosi che decidono addirittura di accaparrarsi beni all'asta e che impongono modalità e prezzi per i locali in affitto. Dalle parti di Vibo e di Lamezia il condizionamento criminale è qualcosa che incroci in tutti i settori, un inquinamento che sembra impossibile non subire anche per chi le mafie non vorrebbe nemmeno sfiorarle. Un caso esemplare: i picciotti che allegramente andavano ad acquistare pantaloni e maglioni sottocosto (il prezzo ovviamente lo decidevano loro stessi) al negozio "Babilonia Jeans" di Vibo Valentia: «o stiamo alle condizioni mie o domani mattina ti trovi il locale sotto sopra…» dice Loris Palmisano per ottenere sconti per se stesso e per gli amici degli amici.
È una ‘ndrangheta che parla come nei film ("io ti spacco la testa subito questa sera", "altrimenti vengo e ti lascio a piedi è buono che lo sai.. vaffanculo tu e tuo padre", "io adesso vado a cercarglieli a tuo padre e te lo prendo pure a "mascate", "io te lo prendo a schiaffi forte in faccia non hai capito allora., a tuo padre a te … a chi vuoi", "Rispondi al telefono che la testa te la strappo mannaia a dio") e che sventola le pistole. È vero che nell'imponente operazione di oggi ci sono pezzi importanti della politica e della massoneria ma la mafia terra a terra, quella in mezzo alle persone comuni, è una violenza che mette i brividi. E non è un film.