Gli Orologi del Diavolo, la storia vera di Gianfranco Franciosi: “Ma che eroe, è solo un truffatore”
Questa è la storia vera di Gianfranco Franciosi, il presunto testimone di giustizia a cui è dedicata "Gli orologi del Diavolo”, la costosa fiction di quattro puntate (stasera la seconda) su Rai Uno con Beppe Fiorello.
Fanpage è andata dove Gianfranco Franciosi, il Marco Merani interpretato da Fiorellino, è cresciuto: dove il fiume Magra incontra il Mar Tirreno, tra la Versilia e le Cinque Terre, tra i comuni di Ameglia e Sarzana, in provincia di La Spezia.
Qui abbiamo incontrato (ex) amici, (ex) soci, vicini di casa e pure il sindaco, e di "Giannino" nessuno ne parla bene: "Ha più procedimenti penali addosso che altro – dice il sindaco di Ameglia, Andrea De Ranieri – abusi edilizi su abusi, anche ambientali. È sempre stato un ragazzo problematico, alla "Scampia", passatemi il paragone".
E allora quanto di quello che Franciosi racconta è dimostrabile e quanto è inventato? È davvero un uomo qualunque infiltrato di colpo tra i narcos o un delinquente di strada finito in un gioco pericoloso per salvarsi? Un cittadino onesto come si narra nella fiction o un bullo con una gran fantasia e tanta capacità manipolatoria?
Questa che segue è la vera storia di Granfranco Franciosi, a cui Beppe Fiorello ha prestato il volto ne "Gli Orologi del Diavolo", Rai Uno, soldi pubblici.
I precedenti penali
Dai documenti che Fanpage ha potuto visionare, Gianfranco Franciosi detto Giannino, nato a Berna nel 1979, è un pregiudicato ben prima di iniziare a collaborare con le autorità. Appropriazione indebita e truffa nel 2001, armi e munizioni nel 2005. Attenzione alle date: perché questi sono reati precedenti ai fatti raccontati nella fiction (che iniziano nel 2007). La favola del meccanico buono e onesto, vista in tv e letta nel libro, si infrange subito. La lista di denunce poi si allunga nel tempo: parecchi guai con la giustizia sono ancora in corso. Ma sembrano non arrivare mai da nessuna parte.
"Mi ha minacciato con una pistola"
"Mi ha minacciato con una pistola grossa così – racconta un ex socio, Roberto Perasso, 66 anni, imprenditore genovese – . E poi l'ho denunciato per appropriazione indebita nel 2019 per un affare di vendita di gozzi elettrici: tra una cosa e l'altra Franciosi mi deve 60/65mila euro. E come me ce ne sono tanti. E aspettiamo giustizia". Perasso, un imprenditore di lungo corso nella zona, racconta di essersi completamente messo a disposizione di Franciosi, di essergli diventato amico e di averlo aiutato in moltissime occasioni dal 2005, quando lo ha conosciuto: "Lui mi ha ripagato fregandomi di continuo, pugnalandomi alle spalle".
I truffati: "Aspettiamo giustizia"
"A me Franciosi deve 10mila euro", è il racconto di un altro imprenditore, Marco Ferretti, 55 anni. E come lui altri ancora che Fanpage ha avuto modo di contattare. Franciosi dietro di sé ha lasciato una lunga scia di fregature, debiti, promesse non mantenute, abusi, minacce, secondo chi lo conosce da quando era bambino: "Trafficava con le barche, sul fiume, e non era manco tanto bravo come meccanico: raccontava che lavorava per grandi aziende coma la Riva o la Ferretti, ma non era vero niente".
Abusi su abusi
"Costruiva e riparava imbarcazioni senza rispettare nessuna regola amministrativa o ambientale – dice il sindaco – . Nell'ultima inchiesta che c'è stata sul fiume, è emerso che costruiva queste imbarcazioni in vetroresina in modo completamente abusivo, su un terreno a destinazione agricola, in quello che doveva essere un vecchio circolo Arci, in barba a qualsiasi norma o regola. Abbiamo trovato di tutto interrato nel terreno: pezzi di imbarcazioni, batterie esauste, taniche con olio motore: un danno ambientale incredibile".
Cani abbandonati
"C'è perfino un povero cane abbandonato alla catena per anni e altri in gabbia – raccontano – . Abbiamo smosso il mondo: lì dentro ci sono cani che vivono nei loro escrementi". E anche quando Fanpage ha fatto un sopralluogo sul posto, si nota la presenza di un cane alla catena.
Truffe e illeciti
"Non pagava le persone che faceva lavorare, non pagava nessun contributo, e tutti i soci con cui ha lavorato lamentano di esser stati fregati da quest'uomo – raccontano diversi suoi collaboratori – . Faceva vedere dei gozzi fiammanti, incassava gli acconti, ma poi le imbarcazioni non le consegnava. E per questo ha collezionato diverse denunce. E ha lasciato debiti da tutte le parti".
"Non fate passare quella fiction"
"Non so come faccia ad andare avanti in questo castello di menzogne – chiudono – . La cosa che ci fa più male è che un personaggio del genere sia stato eretto in questi anni come un monumento alla lotta alla mafia. Un truffatore bello e buono. Non fate passare quella fiction, "Gli Orologi del Diavolo", non è possibile che un personaggio del genere vada nelle scuole a parlare di legalità. È assurdo. La gente ha paura di lui, molti non parlano perché gira armato. Per noi è un pericolo pubblico, è bravissimo a manipolare le persone, e io come altri siamo tra gli stupidi che sono caduti nella sua trappola".
"Gli orologi del Diavolo"
Ma se Gianfranco Franciosi è riuscito diventare famoso, quelli che sono caduti nella sua trappola, sono parecchi. A lui sono dedicati servizi televisivi e il famoso libro “Gli orologi del Diavolo” scritto a quattro mani con il giornalista Federico Ruffo e da cui è tratta la fiction in onda su Rai Uno che ha fatto registrare un record di ascolti ieri. Ma anche un audiolibro, La Piena, del giornalista Matteo Caccia. Come ha fatto Franciosi a prendere tutti in giro su chi fosse resta, per ora, un mistero.
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Qui la seconda puntata dell'inchiesta con l'intervista esclusiva all'ex compagna.