Gli arcobaleni colorati dei bambini contro la paura del Coronavirus: “Andrà tutto bene”

Lo hanno scritto su lenzuola, tovaglie, cartelloni e semplici fogli A4. "Andrà tutto bene" continuano a ripetere i bambini italiani che, insieme ai genitori, stanno disegnando arcobaleni colorati per combattere la paura del Coronavirus nei giorni dell'isolamento, quando è necessario restare a casa per evitare che il nuovo virus dilaghi ancora. Piccoli gesti che sono diventati simbolo di uno dei momenti più difficili della storia dell'intero Paese, unito da Nord a Sud per fare ciascuno la propria parte nella lotta Covid-19 e per dimostrare che l'Italia non si arrende.
Così, da Torino fino a Palermo i bambini, costretti a casa con le scuole chiuse, hanno realizzato su cartoncini, fogli o lenzuoli, con pennarelli o pennelli, decorati con mani e cuori, arcobaleni colorati di tutte le dimensioni per riaccendere la speranza nell'Italia. "E' un modo per far loro passare il tempo, lanciando un messaggio positivo per tutti", hanno spiegato i promotori dell'iniziativa nei vari gruppi di Facebook. L'invito è stato accolto con successo e agli arcobaleni si accompagna spesso lo slogan "Andrà tutto bene", lanciato da qualche settimana per strada su post-it e bigliettini. Tante le foto arrivate anche a Fanpage.it. "Per noi e importantissimo restare a casa .. e che tutti lo facessero perché per Dylan sarebbe sicuramente mortale. Io che so davvero quali sono le rinunce che la vita mi ha posto. Posso davvero dire che rinunciare a uscire non è la fine, tutti insieme possiamo farcela", ci ha scritto Veronica, la mamma di Dylan, che a 5 anni è cieco e costretto a vivere sulla sedia a rotelle. Ancora, Sara, un'altra mamma, ha scritto su Instagram, commentando il disegno realizzato dal figlio: "Oggi mi è preso lo sconforto, tutta questa situazione mi rattrista e mi spaventa, ma bisogna essere positivi e per fortuna ho lui che mi ricorda che non bisogna mai smettere di credere in un giorno migliore. Allora colori in mano, e la tristezza va via (almeno un po’)".