Giuliano De Seta, morto durante uno stage a 18 anni: cos’è emerso dopo i primi 3 mesi di indagini
Aveva 18 anni, tanti sogni in testa e un futuro tutto da scrivere. Ma la vita di Giuliano De Seta è stata bruscamente interrotta lo scorso 16 settembre da uno stampo d'acciaio pesante oltre una tonnellata che l'ha schiacciato durante uno stage scolastico presso l’azienda Bc Service di Noventa di Piave, in provincia di Venezia.
Per quella tragedia il sostituto procuratore Antonia Sartori ha iscritto nel registro degli indagati 4 persone, tutte con l'ipotesi di omicidio colposo: il titolare della Bc Service, Luca Brugnerotto; la preside dell'Istituto Tecnico Industriale che frequentava Giuliano, Anna Maria Zago; il responsabile della sicurezza della ditta; e un insegnante che rivestiva il ruolo di tutor scolastico e doveva seguire l'iter per il tirocinio degli studenti nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro.
Criticità sulle condizioni di sicurezza dell'azienda veneta
A più di tre mesi dalla morte di Giuliano la Procura ha acquisito centinaia di documenti, che sono stati messi a disposizione dei legali delle parti coinvolte: si tratta di relazioni, fotografie e perizie dalle quali sarebbero già emerse alcune criticità in merito alle condizioni di sicurezza presenti nell'azienda veneta, specializzata nella realizzazione di stampi per materie plastiche.
Proprio un pesantissimo stampo metallico il pomeriggio del 16 settembre aveva schiacciato Giuliano. L'ambulanza era stata chiamata intorno alle 17 e a dare l'allarme era stato un operaio che si trovava accanto al ragazzo. L'uomo, interrogato per due volte, ha spiegato che il manufatto era semplicemente appoggiato su due cavalletti, assicurato con delle catene ma non adeguatamente agganciato al carroponte, circostanza che ne avrebbe evitato la caduta.
La possibile dinamica dell'incidente
Sia l'operaio che lo studente stavano intervenendo sullo stampo, dove stavano applicando alcune viti. Ma come ha fatto quel blocco pesante oltre mille chili a cadere dai due cavalletti, alti 60 centimetri, e a colpire il ragazzo alla testa? È una delle domande sulle quali si stanno concentrando gli inquirenti: "Penso che Giuliano – ha detto l'operaio – senza che me ne accorgessi, usando il carroponte abbia sollevato il manufatto, lo abbia girato manualmente e lo abbia posizionato di nuovo sui cavalletti. Ma aveva anche tolto le catene sicché, riprendendo il lavoro, il manufatto si è sbilanciato".
Si tratta solo di un'ipotesi, tanto più perché l'operaio ha affermato di non aver sentito azionare il carroponte. Un terzo dipendente, sentito dagli investigatori, ha tuttavia spiegato che quando viene attivato il dispositivo emette un segnale acustico udibile anche con i tappi alle orecchie. Inoltre, come spiega il Corriere, l'operaio ha raccontato di aver perso di vista Giuliano per alcuni minuti, ma da una simulazione eseguita sembra che, per compiere le operazioni di sgancio dal manufatto, occorrerebbero almeno 25 minuti. Anche l'operaio, quindi, rischia di essere iscritto nel registro degli indagati se si scoprirà che ha mentito su alcuni dettagli dell'incidente.
Di cosa è accusato l'imprenditore Luca Brugnerotto
Più critica è tuttavia la posizione di Brugnerotto, il titolare della Bc Service, che secondo il pubblico ministero non avrebbe adottato procedure in grado di garantire la stabilità dei carichi accettando la prassi che i dipendenti della ditta lavorassero sugli stampi senza alcun tipo di dispositivo che ne facesse evitare la caduta.
L'imprenditore, inoltre, è sospettato di non aver fornito allo studente un'adeguata formazione sui rischi aziendali. Dal canto suo Brugnerotto si è difeso sostenendo che "Giuliano per me era come un figlio" e che la sicurezza, nella sua impresa, era una priorità. Lo Spisal (Servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro) tuttavia avrebbe rilevato una serie di irregolarità: dai cavalletti non conformi perché sprovvisti di chiare indicazioni della portata, alla mancata protezione degli operai dalla caduta dei materiali, fino all'assenza di un adeguato Documento di valutazione dei rischi (il Dvr).