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Giulia e il suo colloquio di lavoro: “Domande su mio figlio e poi scartata: una mamma non interessa”

Su LinkedIn la testimonianza di una giovane lavoratrice, che racconta di essere stata valutata sulla base della sua vita privata: “È come se dopo quel colloquio avessi pensato ‘ho un figlio, mannaggia’. Non sono più Giulia, una ragazza di 28 anni che ha studiato, sono una mamma che ha annullato tutto il resto”.
A cura di Susanna Picone
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“A loro una mamma non interessava, punto”. È la conclusione a cui è arrivata Giulia Scannavino, una giovane donna che su LinkedIn ha descritto le sue sensazioni dopo un colloquio di lavoro “per una nota compagnia italiana” andato male.

Nata e cresciuta a Roma, 28 anni, una laurea in Lingue straniere alla Sapienza, dopo diversi anni di stop dagli studi Giulia decide di iscriversi alla magistrale di International Cooperation and Science Development e durante gli esami d’accesso scopre di essere incinta.

Porta avanti gravidanza e studi in contemporanea e costruisce una famiglia col compagno. “Provenendo da una famiglia modesta ho sempre lavorato, cercando di cogliere le occasioni che si presentavano”, racconta la 28enne a Fanpage.it. Ed è appunto di lavoro che parla in un suo post pubblicato su Linkedin.

Un post, che ha fatto il pieno di commenti, in cui denuncia che un’azienda “di un certo calibro” l’ha valutata sulla base della sua vita privata. “L’ultimo colloquio mi ha fatta sentire un ostacolo, un impedimento”, scrive spiegando che a quell’incontro “finale” lei è arrivata dopo varie “prove” con una agenzia interinale, prove anche di inglese.

“Non mi è stato chiesto cosa ho imparato dalla precedenti esperienze lavorative e neanche quali fossero le mie future aspirazioni. Non mi hanno fatto domande del tipo ‘come ti vedi tra 5 anni’. Non hanno neanche letto il mio curriculum, se proprio dobbiamo dirla tutta”. Qual è stato il “problema”? Giulia ne è convinta: il suo essere mamma ha purtroppo influito negativamente sulla scelta del candidato.

“Ero di fronte a 6 persone, tra chi mi faceva domande, chi guardava se muovessi le dita delle mani e chi guardava se per caso mi tirassi su gli occhiali sul naso o respirassi”, scrive la giovane lavoratrice che prosegue spiegando di aver parlato della sua formazione e di aver elencato le sue esperienze lavorative: “Un bagaglio non vasto, ma neanche troppo superficiale a 28 anni, direi”.

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E poi sono arrivate le domande sulla vita personale: “Io non ho nessun problema a descrivermi: sicura rispondo senza farmi intimorire – scrive Giulia – Dopo qualche minuto la situazione degenera. La recruiter inizia a chiedermi come farò a lavorare con un bambino di due anni. Se ho pensato che la mia vita con un lavoro sarà ancora più frenetica. Mi chiede con voce provocatoria come farò a trascorrere il giorno di Natale a lavoro anziché a casa con mio figlio. Sempre con lo stesso tono, mi domanda come farò a non partire con lui durante le sue vacanze estive ad agosto e se soffrirò a mandarlo da solo al mare con il papà”.

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Dando per scontato tra l’altro – ci racconta Giulia – che suo figlio un papà ce l’ha e vive con loro. Giulia spiega nel post di aver mantenuto, nonostante tutto, la calma e di aver risposto con tranquillità alle domande che le facevano, anche perché – ha confidato a Fanpage.it – lei di un lavoro ha bisogno davvero, anche per suo figlio.

“È facile dire io mi sarei alzata e li avrei mandati a quel paese”, dice commentando e “replicando” alle tante persone che su LinkedIn le hanno scritto che non avrebbe dovuto neppure “accettarle” quelle domande così private e non rilevanti per la posizione.

“Io credo che in sede di colloquio, al di là di calcoli e profitti, non ti puoi porre così e non puoi aggrapparti all’emotività di una persona. Io sono molto emotiva, ma sono certa di essere rimasta calma durante il colloquio, – dice ancora Giulia -, essere arrivata all’ultimo step per me significava potercela fare. La cosa brutta è stata anche la freddezza delle domande, mi hanno fatto domande dirette private, sono entrata in macchina abbattuta. E anche altre candidate, non mamme, mi hanno raccontato di colloqui poco sensibili”.

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“Esco dal colloquio distrutta – è un altro passaggio del post della 28enne -. Sì, distrutta. Sono triste, amareggiata e scoraggiata perché quelle domande hanno, senza alcun limite o filtro, frantumato il mio essere donna”.

“È come se dopo quel colloquio – ci racconta al telefono, quasi mordendosi la lingua – avessi pensato ‘ho un figlio, mannaggia’. Non sono più Giulia, non sono più una ragazza di 28 anni che ha studiato, sono una mamma e questo ha annullato tutto il resto”.

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