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Omicidio Giulia Cecchettin

Giulia Cecchettin, i legali della famiglia: “Turetta non ha attenuanti, ha pianto solo per se stesso”

I legali della famiglia Cecchettin sostengono che da parte di Turetta non vi sia stato alcun pentimento per il femminicidio dell’ex fidanzata 22enne. “Anche il memoriale che doveva essere un gesto di trasparenza – ha sottolineato l’avvocato Stefano Tigani – è stato imbarazzante. Non ha attenuanti. Le lacrime? Versate solo per se stesso”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Giulia Cecchettin
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"Filippo Turetta non merita alcuna attenuante: non c'è pentimento o rispetto per la vittima e la sua famiglia. Ci aspettiamo una risposta adeguata, sono convinto che la Corte saprà giudicare". A dirlo è Stefano Tigani, avvocato di Gino Cecchettin nel processo che lo vede come parte civile per l'omicidio della figlia Giulia. In aula, Turetta ha raccontato di aver mentito durante il primo interrogatorio, ammettendo di aver organizzato un piano per il rapimento e l'uccisione dell'ex fidanzata. Nel corso dell'audizione, ha affermato di aver "pensato di fare delle scuse ai familiari dell'ex fidanzata" ma di averle sempre trovate "inutili e superflue per quanto fatto".

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A Turetta sono contestate ben due aggravanti: la premeditazione e la crudeltà. Per la prima è "bastato" scavare nei supporto informatici del 22enne. Gli inquirenti hanno infatti trovato una lista di cose da fare che risale al 7 novembre, con l'acquisto di scotch, coltelli e sacchi dell’immondizia. Tra le cose già "fatte", il pieno di benzina e un prelievo bancomat, l'unico del 2023 come evidenziato durante l'udienza. La crudeltà, invece, è stata tracciata dall'autopsia con le 75 coltellate e la ricostruzione di un delitto durato circa 30 minuti con tre aggressioni delle quali una a Vigonovo, una in auto e una a Fossò.

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"Ho detto tante bugie" ha confessato l'imputato. Da qui, la scelta della difesa di consegnare un memoriale di 81 pagine "per dire la verità". Secondo i legali, Turetta avrebbe "pensato" di uccidere Cecchettin, acquistando però anche il necessario, ma di non essere mai stato sicuro fino in fondo del suo piano. Sempre secondo i suoi legali, il litigio di quella sera avrebbe fatto scattare in lui qualcosa.

"L'imputato ha mentito sin dall'inizio – ha sottolineato Tigani al Corriere della Sera, riferendosi anche al memoriale che avrebbe dovuto essere un atto di trasparenza -. È stato imbarazzante, così come il suo esame". Le domande degli avvocati e dei familiari si sono concentrate soprattutto sulla ricostruzione del delitto per dimostrare la crudeltà. "L'omicidio è stato di una straordinaria e lucida ferocia, oltre che gravità" ha concluso Tigani. L'avvocato ha spiegato di non credere neanche alle lacrime. "Le ha versate solo per se stesso".

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