La storia di Giulia Cecchettin: dalla scomparsa alla morte fino all’arresto di Filippo Turetta
Si è concluso nel peggiore dei modi il caso della scomparsa di Filippo Turetta e Giulia Cecchettin, i due ex fidanzati 22enni di cui si sono perse le tracce da sabato 11 novembre in Veneto, dove vivevano con le loro famiglie. Il corpo senza vita della ragazza è stato rinvenuto nei pressi del lago di Barcis, a Pordenone, dopo 7 giorni di ricerche, mentre il giovane è stato fermato in Germania, vicino a Lipsia. È accusato di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona.
Stravolte le loro famiglie, da un lato il papà di Giulia Cecchettin, Gino, insieme alla sorella Elena e al fratello minore, dall'altro i genitori di Turetta. L'autopsia sul corpo della giovane è stata effettuata il primo dicembre 2023 all'Università di Padova ed ha evidenziato che la ragazza è morta per shock emorragico. Quattro giorni dopo si sono celebrati i funerali in una gremitissima Basilica di Santa Giustina a Padova. Drammatici i dettagli emersi dall'interrogatorio del ragazzo di inizio novembre
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di ricostruire tutte le tappe della vicenda.
La scomparsa di Giulia Cecchettin e il video dell'aggressione
I due giovani, che dopo essersi conosciuti all'Università avevano avuto tempo fa una relazione conclusasi ad agosto, sono scomparsi sabato 11 novembre. Si erano dati appuntamento per uscire insieme, lui è andato a prenderla in auto a casa di lei intorno alle 18, a Vigonovo, poi hanno cenato al Mc Donald’s del centro commerciale Nave de Vero, a Marghera. Mentre si trovava al fast food, Giulia chattava con la sorella su WhatsApp, parlavano di abbigliamento. L'ultimo messaggio è stato inviato alle 22:43.
È a questo punto che di Filippo e Giulia si sono perse le tracce. Poco prima di uscire con Filippo, la ragazza aveva inviato alle 17:12 una mail sulla tesi di laurea alla relatrice che avrebbe dovuto discutere giovedì 16 novembre.
Sempre sabato sera intorno alle 23 il cellulare di Filippo è stato poi agganciato da una cella telefonica nel comune di Fossò, nel Veneziano. Sempre a quell'ora un vicino ha sentito una coppia litigare in un parcheggio vicino alla casa di Giulia, a Vigonovo. "Una ragazza urla, poi viene spinta in auto". L'uomo ha anche chiamato i carabinieri, che però non hanno fatto alcun sopralluogo. Il passaggio dei due a Fossò è testimoniato anche dal video registrato dalla telecamera di sorveglianza di una azienda della zona, che mostra l'aggressione di Filippo Turetta a Giulia.
Gli appelli del papà di Giulia, Gino, e della sorella Elena
Il giorno successivo i genitori dei ragazzi hanno presentato la denuncia di scomparsa. Avvistamenti dell’auto sono stati intanto segnalati nel Trevigiano e nel Pordenonese, poi nel Bellunese nella zona di Cortina, lungo l’Alemagna. I cellulari risultavano spenti. Sempre quel giorno durante le ricerche, tracce di sangue sono state rinvenute nella zona industriale di Fossò, proprio dove era passata la Punto di Filippo. Il materiale organico verrà in seguito repertato dai carabinieri, per poterlo analizzare.
Col passare delle ore, cresceva la preoccupazione dei genitori dei due ragazzi, che hanno anche deciso di fare un appello congiunto per il loro ritrovamento. Mercoledì 15 novembre il papà di Giulia è stato convocato in caserma dai carabinieri "Sto aiutando in tutti i modi i carabinieri a dare le informazioni che a loro servono – aveva ribadito ai giornalisti – Altri elementi a me non li hanno dati. Giulia deve tornare, altro non ho da dire".
Nel frattempo, a offrire un’altra spiegazione della scomparsa dei due, sono stati gli zii della giovane: "Filippo non era contento che Giulia si laureasse domani (giovedì 16 novembre) perché temeva che si potesse allontanare da lui", ha detto la zia di Giulia, Elisa Camerotto.
La mappa degli spostamenti dell'auto di Filippo Turetta
Mentre di Filippo e Giulia non c'era ancora traccia, martedì 14 novembre l'auto del ragazzo è stata vista in movimento verso Vazzola, direzione nord. La vettura sarebbe stata individuata in una zona dell'altra provincia di Belluno, ma gli accertamenti in quell'area non hanno portato alcun riscontro.
Sempre martedì 14 novembre, alcune squadre dei pompieri, a bordo di gommoni, hanno scandagliato il fiume Brenta nella zona di Fossò e Vigonovo, "per non lasciare nulla al caso" nelle ricerche della ragazza: non ci sarebbero stati, infatti, avvistamenti o segnalazioni alle forze dell'ordine in questa zona.
Nella serata del 15 novembre il sistema Targa System avrebbe fotografato la targa (FA015YE) dell'auto di Filippo in zona San Candido, in Alto Adige.
Nel giorno in cui Giulia avrebbe dovuto discutere la tesi in ingegneria biomedica, le ricerche sono continuate senza sosta. L'attenzione si è concentrata su una porzione di territorio del Veneziano che va dalla zona industriale di Fossò fino a Zero Branco percorrendo la noalese. Si tratta di un'area estesa che da questa mattina gli inquirenti andranno a controllare, con l'ausilio dei reparti specializzati, delle unità cinofile dell'Arma dei Carabinieri e il supporto dei Vigili del Fuoco e della Protezione civile.
Secondo quanto si apprende, inoltre, un campione del sangue è stato prelevato dalla sorella di Giulia per individuare il Dna da confrontare con le chiazze di sangue trovata sull'asfalto in una zona industriale di Fossò, a poche centinaia di metri dal punto in cui è stato agganciato per l’ultima volta il cellulare di Filippo.
Il ritrovamento del corpo di Giulia Cicchettin vicino al lago di Barcis
Le ricerche sono proseguite in Friuli Venezia Giulia, dove nella tarda mattina di sabato 18 novembre le forze dell'ordine, grazie al fiuto del cane Jageer, un flat coated retriever di 4 anni, in forza ai cinofili della Protezione civile, hanno ritrovato il corpo senza vita di Giulia Cecchettin nei pressi del lago di Barcis a Pordenone, dove era stata segnalata la presenza della Fiat Punto nera di Filippo. Secondo una prima ispezione cadaverica, la ragazza sarebbe stata colpita con diverse coltellate alla testa e al collo.
Intanto, sono continuate anche le ricerche di Filippo, con i familiari, il procuratore di Venezia e il presidente del Veneto, Luca Zaia, che gli hanno rivolto un appello unanime: "Costituisciti".
Filippo arrestato in Germania: è vivo
Domenica mattina, 19 novembre, è arrivata la svolta: le autorità tedesche hanno comunicato di aver fermato Filippo Turetta vicino Lipsia, sull'autostrada A9, all'altezza della cittadina di Bud Durremberg, nelle ore precedenti. È vivo e si trovava nella sua auto. A tradirlo sarebbero stati i fari della sua vettura. La Fiat Punto nera era ferma a bordo carreggiata sulla corsia d'emergenza quando una volante si è avvicinata. A insospettire gli agenti il fatto che avesse le luci spente mentre la legge tedesca prevede che le luci siano sempre accese anche a vettura ferma.
Trasferito nel carcere di Halle, dove ha aspettato il via libera all'estradizione, è indagato per omicidio di volontario di Giulia Cecchettin. In serata, la famiglia della ragazza ha partecipato alla fiaccolata a Vigonovo alla presenza di oltre 10mila persone. Pesanti le parole della sorella di Giulia, Elena: "Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro".
Le parole di Filippo agli agenti tedeschi e il rientro in Italia
Il ragazzo è tornato in Italia sabato 25 novembre: è arrivato a Venezia con un volo militare per ragioni di sicurezza mentre sono andate avanti le indagini per capire se il giovane avesse premeditato l'omicidio di Giulia Cecchettin. In questo caso, potrebbe anche essere condannato all'ergastolo.
Agli agenti tedeschi che l'hanno fermato, si legge nel verbale, avrebbe detto: "Ho ammazzato la mia fidanzata, ho vagato questi sette giorni perché cercavo di farla finita, ho pensato più volte di andarmi a schiantare contro un ostacolo e più volte mi sono buttato un coltello contro la gola ma non ho avuto il coraggio di farla finita". Nella Fiat Punto nera con la quale è arrivato fino in Germania sono stati trovati un paio di guanti e un coltello da cucina.
La prima notte in carcere a Verona per Filippo Turetta
Filippo Turetta, dopo il rientro in Italia, è stato trasferito nel carcere di Montorio a Verona. Ha chiesto di vedere i genitori e al cappellano, Frate Alberto, ha chiesto libri da leggere. Dopo qualche giorno in infermeria, verrà trasferito nel settore "protetti". Lunedì 27 novembre ha avuto il secondo incontro con il suo nuovo avvocato, Giovanni Caruso per decidere la linea difensiva in attesa dell'interrogatorio di garanzia davanti al Gip martedì 28 novembre, dinnanzi al quale ha deciso di rendere dichiarazioni spontanee.
Le parole di Turetta e l'autopsia sul corpo di Giulia
Venerdì 1 dicembre si sono svolti due eventi importanti: l'interrogatorio di Filippo davanti al pm di Venezia nel carcere di Verona dove è detenuto e soprattutto l'autopsia sul corpo di Giulia, durata oltre 10 ore presso l'Università di Padova.
Nel corso dell'interrogatorio fiume davanti al pm, a differenza di quanto fatto davanti al Gip a cui aveva reso dichiarazioni spontanee, Turetta avrebbe detto: "Ho fatto una cosa orribile, voglio pagare". E poi avrebbe confessato l’omicidio di Giulia Cecchettin e fornito anche un suo movente: se si è scagliato contro Giulia uccidendola a coltellate è perché non accettava più la fine della relazione con lei, perché la studentessa di Vigonovo non era più "sua".
Stando, invece, ai primi risultati dell'autopsia, Giulia Cecchettin è morta per uno shock emorragico, causato da dissanguamento dopo la rescissione dell’aorta ed è stata uccisa con "tantissime coltellate" subito dopo l'aggressione dell’ex fidanzato Filippo Turetta nella zona industriale di Fossò: cioè significa, per quanto riguarda la datazione dell'omicidio, che era già deceduta quando è stata abbandonata al lago di Barcis, in provincia di Pordenone, dove è stata ritrovata.
I funerali di Giulia e il messaggio del papà Gino: "Trasformiamo tragedia in cambiamento"
Dopo il via libera dell'autorità giudiziaria al termine dell'autopsia, si sono svolti martedì 5 dicembre i funerali di Giulia Cecchettin nella Basilica di Santa Giustina a Padova, gremita per l'occasione. Oltre ottomila le persone presenti, la maggior parte delle quali hanno assistito alle esequie dai due maxi schermi installati su Prato della Valle. Hanno partecipato alla celebrazione, presieduta dal vescovo di Padova, mons. Cipolla, anche il ministro della Giustizia Nordio, in rappresentanza del governo Meloni, e il presidente del Veneto, Luca Zaia.
Durante l'omelia, mons. Cipolla ha ricordato anche Filippo: "Custodiamo la sua voglia di vivere, le sue progettualità, le sue passioni. Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia. Il nostro cuore cerca tenerezza, comprensione, affetto, amore".
Commovente il lungo messaggio letto dal papà di Giulia, Gino Cecchettin, al termine dei funerali: "In questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte può, anzi, deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi, che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita".
L’interrogatorio di Filippo Turetta, arrestato per l’omicidio di Giulia Cecchettin
È un racconto dell’orrore quello che Filippo Turetta ha fatto dopo il suo arresto nel corso dell'interrogatorio del primo dicembre scorso davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni. Ha raccontato la sua ultima serata con la giovane laureanda in Ingegneria trascorsa a fare shopping e la cena in un centro commerciale a Marghera, quindi il viaggio di ritorno con l'auto che si ferma in un parcheggio a 150 metri dalla casa della vittima a Vigonovo.
"L'ho rincorsa, l'ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava ‘aiuto' ed è caduta. Mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio, mi pare di ricordare che il coltello si sia rotto subito dopo. Allora l'ho presa per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva. Ha sbattuto la testa. L'ho caricata sul sedile posteriore", è uno dei passaggi dell'interrogatorio.
Il processo a carico del giovane si è aperto il 23 settembre a Venezia. Il 22enne, attualmente detenuto nel carcere veronese di Montorio, non era presente in aula. La sentenza è fissata per il 3 dicembre.