Giulia Cecchettin, cosa c’è nella lista di Turetta del memoriale: coltelli, buste soldi, cartina geografica
Prima dell’udienza di venerdì scorso, quando Filippo Turetta ha risposto alle domande del pm nel processo a suo carico per l’omicidio di Giulia Cecchettin, l’imputato ha depositato attraverso il suo avvocato un memoriale in cui ricostruisce il femminicidio ma parla anche di se stesso – di com’era la sua vita prima di conoscere Giulia – e di come ha reagito dopo il delitto.
Ottanta pagine, scritte sia a mano che al computer, che Turetta ha messo giù in carcere, pensieri sui quali è tornato più volte nel tempo. È in questo memoriale, ad esempio, che è venuta fuori la sua “abitudine” di fotografare di continuo Giulia Cecchettin – a suo dire nella galleria del suo cellulare ci sarebbero fino a 20mila foto della vittima – ed è sempre in queste pagine che mette nero su bianco quella “lista” che aveva realizzato giorni prima di uccidere la giovane di Vigonovo.
Una "lista delle cose da fare", compreso prelevare soldi al bancomat, dopo il femminicidio dello scorso novembre. "Durante i giorni successivi della settimana ho scritto diverse cose in questa lista", si legge nel memoriale di Turetta. Che fa un elenco spiegando punto per punto: parla ad esempio della cartina geografica dell’Italia che aveva acquistato "perché avevo pensato mi sarebbe servita per raggiungere un luogo di montagna dopo averla rapita e tenuta dentro in macchina con me senza essere rintracciato". Una cartina che, ammette, alla fine non ha usato "perché non è successo come avevo pensato".
C’è poi uno "zaino grande", ovvero quello che Turetta usava quotidianamente per andare all’università e che comunque aveva sempre con sé. Lo chiama così per differenziarlo da un altro zaino contenente regali per Giulia. Poi ci sono i coltelli: "Li avevo presi da casa in qualche giorno di quella settimana perché pensavo di usarli per aggredirla", ammette.
Scrive poi del pieno di metano/benzina, che gli serviva per "percorrere più strada possibile senza il bisogno di fermarsi". Turetta parla quindi dello scotch, che aveva comprato su Amazon per legare la vittima, e – si legge – "buste soldi e prelevare". "Sì – scrive – probabilmente pensavo di prelevare per poi non usare il bancomat ed essere tracciato".
Tra le altre voci troviamo "provviste" che sarebbero servite per i giorni in macchina, "sacchi immondizia", "corda per legare", "panno (calzino) inumidito" ("Non avevo niente di questo ma avrei potuto utilizzarlo per riuscire a renderla inoffensiva durante il sequestro", scrive ancora).
Nella lista di Turetta ci sono anche altre voci che l’imputato sembra non saper spiegare, ad esempio una "maschera viso". Turetta ricorda anche che ha cercato di studiare come evitare che la propria auto fosse individuata durante la fuga: c’è una voce nella sua lista che fa riferimento a un gps tracker.