Gira un film porno e pubblica foto osé: licenziata bancaria di Siracusa
Benedetta d’Anna, una dipendente di un istituto di credito di Siracusa con 17 anni di anzianità lavorativa, ha ricevuto dalla banca prima una lettera di ammonimento poi una di licenziamento per giusta causa. La donna sostiene che il provvedimento disciplinare sarebbe stato preso a causa della sua decisione di pubblicare sui social network delle foto con pose osé. "Sono sempre stata discriminata – ha commentato la quarantenne – io ho sempre posato come modella, e dal settembre 2020 mi sono iscritta ad una piattaforma privata dove inserisco dei contenuti più espliciti. Poi dallo scorso anno sui miei social ho pubblicizzato alcune serate. Ma ho sempre svolto tutto fuori dal mio orario di lavoro".
Quella della bancaria, quindi, era una libera scelta del tutto slegata dalla sua professione. Malgrado ciò circa due mesi fa ha ricevuto una lettera di ammonimento e la sospensione dal lavoro: "Per me è stato un abuso da parte loro – dice – sono una donna che intende sfidare i falsi moralismi. Ma nei giorni scorsi mi è arrivata la comunicazione del licenziamento dove si evidenzia l’inadeguatezza e la mancanza di rapporto fiduciario per il mio comportamento immorale". Dopo la sospensione ha anche girato un film porno dal titolo "La bancaria di Siracusa". L’istituto di credito le contesta "l'assenza ingiustificata dal servizio omettendo di avvertire dell’assenza; lo svolgimento di attività lavorativa extrabancaria durante l’assenza del servizio motivata da stato di malattia, alla visita fiscale domiciliare e lo svolgimento di attività professionale in violazione al contratto nazionale del lavoro". L’avvocato Piero Ortisi, che assiste la donna, parla di mobbing, e ribadisce che è stata "illegittimamente sospesa" perché, sostiene, "le circostanze attinenti la vita propria del lavoratore non godono di alcuna rilevanza soprattutto laddove siano estranee al contesto professionale". Inoltre, osserva il legale, "i fatti posti alla base della contestazione sarebbero in ogni caso null'altro che libera espressione della sfera sessuale privata e personale della dipendente".