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Alessandra Matteuzzi uccisa a Bologna, ultime news

Giovanni Padovani e il post contro la violenza sulle donne dell’uomo che ha ucciso la ex a martellate

Il 26enne calciatore modello che ha ucciso Alessandra Matteuzzi a Bologna a novembre era stato volto di una campagna anti-violenza contro le donne.
A cura di Biagio Chiariello
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25 novembre 2021, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, Giovanni Padovani – il calciatore, che due sere ha atteso la sua ex Alessandra Matteuzzi, 56 anni, sotto casa a Bologna, l'ha colpita più volte a martellate, mentre lei era al telefono con la sorella – aveva postato un'immagine della sua società di allora, il Troina, con una sua immagine accanto al messaggio "Stop alla violenza di genere e in genere", con tanto di messaggio che parla di non violenza e rispetto.

Parole che oggi stridono in maniera violenta nel pensare a cosa è accaduto. Non è un caso se sotto il post sono tantissimi i messaggi di insulti e che gli augurano il peggio.

Il 26enne attualmente militava da pochi mesi nella Sancataldese, squadra della provincia di Caltanissetta dalla quale era stato però escluso proprio il giorno prima dell'omicidio di Bologna. Padovani, infatti, sabato aveva abbandonato il ritiro senza dare spiegazioni, rinunciando alla sfida con il Catania. Lunedì aveva ricontattato la società per chiedere di essere reintegrato, ma gli era stato detto di cercarsi pure un'altra sistemazione.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, poche ora dopo sarebbe arrivato a Bologna in aereo dalla Sicilia. Si sarebbe diretto subito sotto casa della ex per poi attenderla almeno un paio d'ore. Il 26enne è stato arrestato sul luogo del delitto quando una vicina di casa ha chiamato la polizia dopo aver sentito le urla di Alessandra. Ora è in carcere con l'accusa di Omicidio aggravato.

Sulla vicenda è intervenuto il procuratore di Bologna Giuseppe Amato: "La denuncia – dice Amato al Gr1 – è stata raccolta a fine luglio, il primo agosto è stata iscritta e subito sono state attivate le indagini che non potevano concludersi prima del 29 agosto perché alcune persone da sentire erano in ferie. Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto". Dalla denuncia, secondo Amato, "non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la
tipica condotta di stalkeraggio molesto".

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