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Matteo Messina Denaro

Giovanni Luppino, l’autista di Messina Denaro condannato a 9 anni per favoreggiamento ma non per mafia

L’uomo era stato arrestato a gennaio 2023 insieme al capomafia latitante in una clinica di Palermo. Disse di non sapere che quello fosse veramente Messina Denaro e di aver agito “per motivi umanitari”.
A cura di Biagio Chiariello
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Favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati. Queste le accuse che hanno portato il gup di Palermo a condannare a 9 anni e tre mesi di carcere Giovanni Luppino, l'imprenditore di Campobello di Mazara (Trapani) che ha fatto da autista al boss mafioso Matteo Messina Denaro, latitante fino al momento al 16 gennaio dell'anno scorso quando fu arrestato alla clinica La Maddalena doveva sottoporsi ad un ciclo di chemioterapia.

Ad accompagnare il boss di Castelvetrano era stato proprio Luppino. Il giudice Cristina Lo Bue non ha invece riconosciuto l’associazione mafiosa perché non sufficientemente provata.

Il processo è stato celebrato con il rito abbreviato e il procuratore aggiunto Paolo Guido, assieme ai sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, hanno contestato all'imputato di aver anche chiesto il pizzo ad alcuni imprenditori della zona. I pm avevano chiesto una condanna a 14 anni e 4 mesi.

Il gup Lo Bue ha inoltre stabilito per Luppino l‘interdizione dei pubblici uffici e il risarcimento danni a titolo di provvisionale in favore delle parti civili comuni Campobello e Castelvetrano di cinquemila euro ciascuno, oltre ad una provvisionale di tre mila euro per ognuna delle altre parti civili costituite.

Giovanni Luppino Luppino, subito dopo il suo arresto, disse di non sapere che quell'uomo – che avrebbe accompagnato una cinquantina di volte alla clinica – fosse proprio Messina Denaro e di aver agito "per motivi umanitari" dopo che un suo conoscente – Andrea Bonafede (l’uomo che aveva prestato la sua identità al boss) – glielo aveva presentato come suo cugino, chiedendogli di accompagnarlo a Palermo per le cure.

A febbraio erano stati arrestati anche i figli di Giovanni Luppino, accusati di essere stati anche loro fedeli fiancheggiatori per coprire la sua lunga latitanza.

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