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Giovanni Falcone, il vilipeso

Oggi sparisce con furberia il Giovanni Falcone vilipeso. Quello che andrebbe invece ripetuto, ricordato, scritto dappertutto perché l’isolamento di Falcone è di fatto una ferita che sanguina più di quella di Capaci.
A cura di Giulio Cavalli
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Alla fine forse ci si abitua alla bava delle commemorazioni e dopo oltre venticinque anni si rischia addirittura di prenderle sul serio, come se fossero davvero un omaggio e non una bulimia di pose finte e vigliacche. Così oggi si legge un po' dappertutto del Falcone "eroe", pronunciato dalle stesse istituzioni che vorrebbero convincerci che sia naturale commemorare una storia che si sono dimenticati di raccontarci.

Oggi sparisce con furberia il Giovanni Falcone vilipeso. Quello che andrebbe invece ripetuto, ricordato, scritto dappertutto perché l'isolamento di Falcone è di fatto una ferita che sanguina più di quella di Capaci, è una bomba che sbriciola più del tritolo ed è un velo a che si infila con il sorriso cortese dei traditori che gli sono sopravvissuti.

Sarebbe bello, oggi, raccontare nelle scuole, negli editoriali e negli speciali televisivi che Giovanni era un uomo ferocemente solo, abbandonato dallo Stato e logorato da fior fiore di editorialisti che oggi si spremono in lacrime di veleno, eroso da quegli stessi palchetti che oggi montano a Capaci per promuoverlo a bomboniera di una legalità che si dice ma non si pratica, esiliato da un Paese che nell'antimafia venera i vivi solo quando sono morti.

Oggi, in fondo, è la festa dei vilipesi come lui: è la festa di quelli che tutti invitano dappertutto mentre parlano dei boss e poi diventano dei "fissati" se osano toccare i colletti bianchi; è la festa dei denuncianti che non vengono creduti e solo troppo tardi accreditati; è la festa di chi parla di mafia anche quando il tema non è  più popolare; è la festa degli "scomodi" che non funzionano per le commemorazioni; è la festa degli antieroi. Tutt'altro rispetto alla retorica che ascoltiamo in giro.

Commemorare Falcone, forse, significherebbe soprattutto provare almeno oggi a sforzarci ad essere solidali non solo con i nostri sodali, provando a valutare le idee, i fatti, le circostanze e i riscontri. La storia di Falcone ci insegna che le posizioni contro la mafia quasi mai nella storia sono state popolari e maggioritarie. Sarebbe bello salvare un vilipeso prima dell'annientamento, oggi, in memoria di Giovanni.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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