Sono destinate a far discutere le dichiarazioni rese quest'oggi in Aula dal pentito Giovanni Brusca nell'ambito del processo sulla strage di via dei Georgofili del 1993. Nell'udienza del processo che si sta svolgendo a Firenze, Brusca ha chiarito alcuni punti essenziali nella ricostruzione della cosiddetta "trattativa Stato – Mafia", rivelando il committente finale delle richieste avanzate "alla politica" dal boss Totò Riina tramite l'ormai celebre "papello".
"Finalmente si sono fatti sotto, gli ho consegnato un papello con tutta una serie di richieste" – comincia Brusca, riportando le parole di Riina – "Il tramite non me lo disse, ma mi fece il nome del committente finale. Quell'ora dell'allora ministro dell'Interno Nicola Mancino". Quanto poi al ruolo di mandanti esterni delle stragi di mafia che Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri avrebbero avuto , Brusca è estremamente chiaro: "Berlusconi e Dell'Utri come mandanti esterni, l'ho sempre detto, non c'entravano nulla […] dal momento che la situazione è ancorata al passato". La deriva stragista dell'organizzazione malavitosa insomma era soprattutto un modo per "far tornare lo Stato o chi per esso a trattare con Cosa Nostra", in particolare per la "questione maxi – processo", come sottolineato da Brusca: "Per quel che mi riguarda, la base di tutto era il maxi-processo. Tutto il resto e il 41 bis è diventato in base agli sviluppi" e lo stesso Riina "era titubante e pensava di condizionare il maxi-processo". Ovviamente il riferimento fin troppo chiaro è alla vicenda che portò alla revoca del 41 bis, sulla quale pesano in modo determinante le dichiarazioni dell'allora Ministro della Giustizia Giovanni Conso.
L'intervento di Dell'Utri e Ciancimino invece sarebbe stato successivo e mirato a "portare la Lega (Sud? ndr) ed un altro soggetto che non ricordo", base per quella commistione fra politica e potere mafioso al centro delle inchieste della Procura. Le parole di Brusca aprono scenari nuovi con sviluppi al momento difficli da prevedere, anche in considerazione "dell'alto livello di affidabilità" di cui gode presso i magistrati. Brusca, ci sembra doveroso ricordarlo, è il colpevole riconosciuto di un centinaio di omicidi, tra cui spiccano per ferocia quelli del piccolo Giuseppe Di Matteo (figlio del pentito Santino Di Matteo) strangolato e sciolto nell'acido e quelli del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie e della sua scorta.