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Giovane imprenditore in Italia? La tua azienda vive al massimo 3 anni

Il drammatico dato dell’Osservatorio Confesercenti: male turismo, attività ricettive, ristorazione. A rischio anche i progetti di auto-occupazione.
A cura di Redazione
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Si dice sempre che i giovani devono cercare nuove strade, devono puntare all'autoimpiego, non devono scoraggiarsi. Creare un'impresa? Fare lo Steve Jobs italiano? Ecco: i ragazzi ci provano ma i risultati non sono granché confortanti. Schiacciati dalle tasse e dalla burocrazia, i giovani che non si arrendono e per crearsi un posto di lavoro diventano imprenditori, finiscono spesso con un pugno di mosche in mano dopo aver dato l'anima in un progetto. Nel primo semestre 2013, 4 nuove attività su 10 di commercio e turismo sono state avviate da under 35. Soprattutto, secondo l'Osservatorio Confesercenti, nel commercio, ristorazione, turismo, settori che si confermano in ‘ammortizzatori' della disoccupazione, giovanile e femminile. Il problema è che durano poco: dopo 3 anni chiuso il 30% delle imprese del commercio, il 40% nel turismo.

La crisi che ha investito turismo e distribuzione commerciale infatti, rischia di rendere precaria anche l'auto-occupazione. "A giugno 2013 – avverte l'Osservatorio – ha chiuso i battenti il 32,4% delle attività commerciali avviate nel 2010, mentre nel turismo la quota di chiusure sale al 41,3%. Mauro Bussoni, segretario generale della Confesercenti, spiega: "Bene la detassazione sulle cessioni di impresa e i voucher previsti dal Dl Fare per l'informatizzazione, è la strada giusta. Ma se continua così a fine anno il saldo sarà negativo per quasi 30mila imprese". Male anche le attività di alloggio e ristorazione, che perdono per sempre 5.111 attività, con 12.623 nuove imprese e 17.734 cessazioni.

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