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Giornalista massacrato di botte dai poliziotti a Genova, 4 agenti condannati: “Lesioni furono volontarie”

Stefano Origone, giornalista di Repubblica, venne brutalmente picchiato da quattro agenti di polizia mentre documentava una manifestazione di CasaPound a Genova. “Ho pensato di morire, non mi vergogno di dirlo”.
A cura di Davide Falcioni
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Quattro agenti di polizia del reparto mobile di Genova sono stati condannati a un anno di reclusione per lesioni volontarie aggravate per aver picchiato con manganellate e calci il giornalista di Repubblica Stefano Origone durante gli scontri tra manifestanti antifascisti e forze dell'ordine  il 23 maggio 2019 in occasione di un comizio di Casapound. La sentenza è stata emessa dalla Corte d'Appello del capoluogo ligure; il sostituto procuratore generale Alessandro Bogliolo aveva chiesto una condanna a 9 mesi per due degli agenti e a un anno e due mesi per gli altri due. Per tutti la pena è sospesa dalla condizionale.

Dopo le violenze, Origone raccontò in un articolo su Repubblica:

"Ho pensato di morire, non mi vergogno di dirlo. Non smettevano più di picchiarmi, vedo ancora quegli anfibi neri, mi rimbomba ancora il rumore sordo delle manganellate. Su tutto il mio corpo, che cercavo di proteggere, rannicchiato in posizione fetale, scaricavano una rabbia che non ho mai incontrato prima, che non avevo mai sentito così efferata in trent'anni di professione, sempre sulla strada".

I poliziotti inizialmente condannati a solo 40 giorni

Quello che si è concluso oggi è stato il processo d’appello bis per il pestaggio di piazza ai danni del cronista. Ed stata proprio la procura generale di Genova a presentare ricorso in Cassazione contro la condanna giudicata troppo lieve. I quattro agenti che avevano scelto il rito abbreviato infatti erano stati condannati in primo grado a 40 giorni di reclusione perché la giudice aveva stabilito che si era trattato di lesioni "colpose". In appello la sentenza era stata corretta trasformando la reclusione con una sanzione di 2.582 euro.

Il sostituto procuratore generale Alessandro Bogliolo dal canto suo nel ricorso contro la sentenza aveva ribadito che si trattava di lesioni "dolose" chiedendo una condanna più pesante.

Il pestaggio a Origone. Fonte: ODG
Il pestaggio a Origone. Fonte: ODG

La Cassazione: "Da parte del giornalista nessun accenno di aggressione"

Un anno fa la quarta sezione della Cassazione aveva effettivamente definito la sentenza "contraddittoria e carente" rispetto ai fatti.

Secondo gli Ermellini, in particolare, "non vi era stato da parte del giornalista alcun accenno di aggressione ma neppure di reazione, se non di mera difesa" e "non si è individuato alcun elemento concreto dal quale inferire, con valutazione ex ante, il tipo di pericolo che gli agenti possano aver identificato". I giudici avevano anche definiti "palesemente fuorviante" il fatto, riportato nella sentenza della gip Silvia Carpanini, che i poliziotti avessero scambiato il giornalista per un manifestante visto che la scriminante della legittima difesa di deve fondare in ogni caso "su uno degli elementi tipici della causa di esclusione della punibilità e non sulla qualifica della persona offesa".

Origone attende ancora da 5 anni il risarcimento del Ministero

Per i giudici dunque Origone non aveva messo in atto nessun tipo di aggressione o resistenza, neppure passiva, e non doveva essere picchiato come avvenne anche mentre si trovava inerme a terra. Su di lui non si sarebbe mai dovuta scagliare la violenza degli agenti neppure se fosse stato un manifestante e non un cronista. "Stavo solo facendo il mio lavoro e non avevo alzato un dito contro nessuno – ha commentato Origone dopo la sentenza – e i giudici hanno riconosciuto che quello che è accaduto non poteva essere considerato come un eccesso di legittima difesa". A cinque anni dai fatti il. Ministero dell'Interno non ha ancora risarcito il giornalista, che era stato costretto ad assentarsi per molti mesi dal lavoro a causa delle lesioni riportate.

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