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Giorgio Gori, neoeletto sindaco di Bergamo: “farò rimuovere i cartelli in dialetto”

Il neoeletto sindaco di Bergamo Gori si scaglia contro i cartelli in dialetto e annuncia: “li farò rimuovere”
A cura di Redazione
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La guerra dei cartelli in dialetto o in italiano continua. Nelle province del nord dove la Lega la fa (faceva) da padrona accanto al nome italiano della città appariva quello in dialetto lombardo. E' il caso di Bergamo "Bèrghem", città che ha appena eletto il suo nuovo sindaco Giorgio Gori. Un sindaco nazionalpopolare che non accetta l'utilizzo del dialetto nella toponomastica ufficiale "appena possibile, le farò togliere. Saranno sostituiti con: Bergamo città europea". Molti dei nuovi sindaci eletti nelle file del centrosinistra si stanno orientando verso un medesimo provvedimento.

Non si è fatta attendere la replica della Lega che con un adesivo "Tèra de Bèrghem" attaccato sotto il cartellone all'ingresso della città (e di quaranta paesi del bergamasco) ha replicato al sindaco. La "rivendicazione" viene lanciata via Facebook dalla pagina Movimento giovani padani

"I nostri Giovani questa notte hanno notato che decine di adesivi ‘Tèra de Bèrghem' sono stati attaccati sui cartelli dei Comuni della nostra provincia. Questa iniziativa della gente è la migliore risposta a chi, come Giorgio Gori X Bergamo, vuole cancellare la cultura, la storia e i simboli culturali di Bergamo e dei Bergamaschi". E' la frase che rivendica il gesto. Una diatriba, quella sui cartelloni, che va avanti da oltre 10 anni e che vede l'alternanza di segnali in italiano (o in dialetto) a seconda dell'amministrazione comunale.

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