Gino Strada: “Se mi ammalo di Ebola resto in Sierra Leone”
"Se mi becco l'Ebola resto qui e mi faccio curare qui", né è sicuro Gino strada, il 66enne medico chirurgo e fondatore di Emergency che da qualche giorno è arrivato in Sierra Leone per l'epidemia di ebola. "La prima sensazione quanto atterri a Freetown e vai in città è la paura" ammette senza problemi Strada intervistato da Michele Farina sul Corriere della Sera. "Quando sali su un barcone colmo di gente e metti al collo un salvagente dove ci ha sudato chissà chi, sapendo che il sudore è un veicolo di trasmissione, ti viene un brivido, ma poi ti passa" assicura il fondatore di Emergency, ricordando che quando hai di fronte disperati e ammalati non puoi pensare ad altro. "La paura ti passa quando vedi la gente che sta male e il problema diventa trovare un letto per una nuova paziente che non sai dove mettere. Qui ci sono almeno 80-90 nuovi casi al giorno" racconta Strada già pienamente operativo nel nuovo ospedale di Emergency per il trattamento dell'ebola in Sierra Leone. Un lavoro durissimo e massacrante, ammette Strada, anche perché "nelle tute protettive arrivi ai 55-60 gradi e dopo mezz’ora hai perso due chili".
"Una quindicina di persone in Italia sono pronte a partire"
"Siamo in Sierra Leone dal 2001, il nostro centro chirurgico e pediatrico è l’unico aperto: abbiamo curato 500mila persone, ci lavorano 370 locali e 17 internazionali. Il 18 settembre abbiamo aperto un centro di trattamento per Ebola fuori Freetown: 22 posti letto, 100 operatori locali, 11 italiani, un serbo e un’americana" elenca il medico, ricordando però che ora servono infermieri e medici che sono bloccati dalla burocrazia e dalle leggi. "Una quindicina di persone in Italia sono pronte a partire domattina ma il governo non riesce a fare un decreto in cui dice che gli operatori che lavorano in strutture pubbliche o convenzionate possono andare in Africa per l’emergenza Ebola senza che questo debba interferire su contributi, assicurazioni, pensioni e tutto il resto" ha rivelato Strada, concludendo: "L’abbiamo fatto per lo tsunami e i terremoti. Ebola no perché è l’epidemia dei poveracci? Se c’è un’emergenza internazionale come dice l’Oms chi deve rispondere se non il personale internazionale?.