Gino Cecchettin a un anno dalla morte di Giulia: “Sarò sempre suo papà. Turetta? L’ho ascoltato senza rabbia”
"Abbiamo creato Fondazione Giulia Cecchettin, costituita qualche settimana fa ufficialmente e che presenteremo il 18 novembre a Montecitorio ufficialmente". A parlare è Gino Cecchettin, papà di Giulia, la studentessa 22enne uccisa l'11 novembre scorso dall'ex fidanzato Filippo Turetta.
Alla vigilia del primo anniversario della morte della figlia, Cecchettin ha parlato della Fondazione che prende il nome della giovane e che verrà presentata ufficialmente tra qualche giorno alla Camera. Lo ha fatto intervistato da Fabio Fazio nella puntata di questa sera di Che tempo che fa sul Nove.
"La nostra Fondazione ha come obiettivo la lotta alla violenza di genere, ma anche l'educazione e la sensibilizzazione rispetto a questo tema. Ho cercato di portare il bello di Giulia e il suo modo di vedere la vita. Lei amava vivere, era buona e altruista e su questa linea vorremmo continuare", ha detto Gino Cecchettin, che ha anche spiegato di voler lanciare progetti nelle scuole "per far capire agli studenti che amare è meglio di odiare, con piani didattici che i membri del nostro comitato tecnico stanno elaborando. Vorremmo fare percorso che ci porti ad avere in classe un'ora di educazione all'affettività".
Importante è anche il dialogo in famiglia perché – ha continuato Gino Cecchettin – "la vita è fatta di ostacoli che dobbiamo superare ma spesso non facciamo il bene dei ragazzi. Un po' di turbolenza è necessaria perché rende più forti. Questo consente loro di sviluppare delle attitudini per cui quando arriva la sconfitta accettarla e farne virtù".
Cecchettin ha poi parlato anche di Filippo Turetta, imputato nel processo in corso sull'omicidio della figlia: "Sono riuscito ad ascoltare le sue parole senza provare rabbia. Sono riuscito a non odiare concentrandomi sui miei cari". E infine, un pensiero proprio a Giulia: "Sarò per sempre il suo papà, fino alla fine dei miei giorni. Lei vive ancora nella memoria e nelle gesta che stiamo facendo. A casa nostra sono arrivate tremila lettere. Qualche mese fa avevamo un progetto, e cioè aiutare le persone vittime di violenza. Qualcosa si è visto. Qualche settimana fa stavo andando verso la Puglia per un viaggio di presentazione del libro e una ragazza mi ha toccato la spalla e mi ha detto: grazie, perché con quello che fai sono rimasta in vita".