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Covid 19

Gimbe: “Il virus circola ancora troppo, no allo stop alle mascherine al chiuso dal 1° maggio”

Secondo il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, “abolire l’obbligo di mascherina nei locali al chiuso dal 1° maggio è una decisione molto avventata”.
A cura di Giacomo Andreoli
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«Con questi contagi e ancora 4,2 milioni di italiani non vaccinati abolire l’obbligo di mascherina nei locali al chiuso è una decisione molto avventata». A lanciare l'allarme è il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta. Dal monitoraggio settimanale sul Covid della fondazione indipendente emerge un quadro leggermente migliore rispetto alla scorsa settimana, ma i numeri tra positivi, ricoveri ordinari e terapie intensive, restano comunque ancora alti. Per questo, secondo Gimbe, la circolazione del virus non permette di procedere con decisioni che rischiano di essere troppo avventate. In particolare, spiega Cartabellotta, sono tre le ragioni: «nei locali affollati e/o scarsamente aerati la probabilità di contagio è molto elevata; in secondo luogo, la vaccinazione offre una protezione parziale dal contagio; infine, ci sono milioni di persone suscettibili, non vaccinate o senza booster».

Nella settimana dal 13 al 19 aprile la fondazione rileva una diminuzione dei nuovi casi (353.193 contro i precedenti 438.751) e dei decessi (861 contro 929). In calo anche i casi attualmente positivi (1.208.279 contro 1.228.745), le persone in isolamento domiciliare (1.197.643 contro 1.218.075) e le terapie intensive (422 contro 463),  mentre sono in leggero aumento i ricoveri con sintomi (10.214 contro 10.207).

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Calano i contagi, quasi il 30% in meno in Calabria

Nel dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 861 (-7,3%), di cui 55 riferiti a periodi precedenti;
  • Terapia intensiva: -41 (-8,9%);
  • Ricoverati con sintomi: +7 (+0,1%);
  • Isolamento domiciliare: -20.432 (-1,7%);
  • Nuovi casi: 353.193 (-19,5%);
  • Casi attualmente positivi: -20.466 (-1,7%).

«Dopo due settimane di lieve riduzione – dichiara Cartabellotta – appaiono in netto calo i nuovi casi settimanali (-19,5%), che si attestano a quota 353 mila con una media mobile a 7 giorni che scende intorno ai 50 mila casi: numeri condizionati da una riduzione di oltre il 20% dei tamponi in conseguenza delle festività pasquali».

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Nella settimana 13-19 aprile si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi in tutte le Regioni (dal -1,7% del Molise al -28,2% della Calabria).

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Rispetto alla settimana precedente, in 6 province si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi, in 101 una riduzione. L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 72 province: Ascoli Piceno (972), Chieti (931), Isernia (873), Teramo (852), Pescara (851), Avellino (831), Messina (789), Perugia (779), Bari (772), Ravenna (763), Catanzaro (758), Reggio nell'Emilia (756), Salerno (746), Treviso (740), Vicenza (738), Campobasso (735), Padova (732), Venezia (724), Rieti (723), Potenza (722), Caserta (721), Latina (717), Brindisi (697), Rovigo (685), Livorno (684), Benevento (683), Roma (680), Siena (680), Oristano (676), Belluno (662), Forlì-Cesena (654), Fermo (654), La Spezia (650), Massa Carrara (641), Lecce (638), Cagliari 637), Pisa (634), Taranto (631), Asti (631), Parma (629), Modena (626), Nuoro (623), Grosseto (619), Bologna (616), Verona (611), Sud Sardegna (608), Terni (603), Frosinone (601), Rimini (600), Ancona (598), Ferrara (591), Siracusa (589), Napoli (588), Crotone (587), Alessandria (586), L'Aquila (578), Arezzo (577), Vibo Valentia (568), Macerata (562), Genova (555), Firenze (554), Lucca (554), Matera (549), Pistoia (548), Foggia (542), Palermo (540), Viterbo (534), Trieste (525), Mantova (525), Reggio di Calabria (521), Trapani (519) e Verbano-Cusio-Ossola (505).

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Aumentano leggermente i ricoveri ordinari

Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-21,4%): da 2.919.794 della settimana 6-12 aprile 2022 a 2.294.395 della settimana 13-19 aprile. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 21% (- 488.627), mentre quelli molecolari del 22,9% (-136.772).

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La media mobile a 7 giorni del tasso di positività rimane sostanzialmente stabile dal 13,3% al 13,2% per i tamponi molecolari, mentre aumenta dal 15,5% al 16,4% per gli antigenici rapidi.

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«Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo di Gimbe– il numero dei posti letto occupati da pazienti Covid scende in terapia intensiva (-8,9%), mentre rimane stabile in area medica (+0,1%)». In dettaglio in area critica, dopo una lieve risalita all’inizio del mese, al 19 aprile si registrano 422 posti letto occupati; in area medica, invece, dopo aver toccato il minimo di 8.234 il 12 marzo, i posti letto Covid sono risaliti per stabilizzarsi da un paio di settimane (10.214 al 19 aprile).

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Al 19 aprile il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid non varia sostanzialmente rispetto alla settimana precedente: 15,8% in area medica e 4,5% in area critica. 13 Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con l’Umbria che raggiunge il 36,9%, mentre solo la Sardegna supera la soglia del 10% in terapia intensiva.

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«Il numero degli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – è in ulteriore calo: la media mobile a 7 giorni si attesta a 39 ingressi/die rispetto ai 47 della settimana precedente».

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Diminuiscono ancora i decessi

Continua a scendere il numero dei decessi: 861 negli ultimi 7 giorni (di cui 55 riferiti a periodi precedenti), con una media di 123 al giorno rispetto ai 133 della settimana precedente. Al 20 aprile (aggiornamento ore 06.14) l’85,6% della popolazione (n.
50.749.866) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+6.926 rispetto alla settimana precedente) e l’84,1% (n. 49.828.463) ha completato il ciclo vaccinale (+19.593 rispetto alla settimana precedente).

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Le coperture con almeno una dose di vaccino sono molto variabili nelle diverse fasce d’età (dal 99,4% della fascia over 80 al 37,6% della fascia 5-11), così come sul fronte dei richiami, che negli over 80 hanno raggiunto l’89,1%, nella fascia 70-79 l’88% e in quella 60-69 anni l’85%.

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Nella settimana 13-19 aprile calano ancora i nuovi vaccinati: 6.092 rispetto agli 8.601 della settimana precedente (-29,2%). Di questi il 24,2% è rappresentato dalla fascia 5-11: 1.474, con una riduzione del 34,2% rispetto alla settimana precedente. Dopo la lieve risalita della scorsa settimana cala nuovamente tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 1.917 (-16,1% rispetto alla settimana precedente).

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Circa 4,2 milioni di italiani rifiutano ancora il vaccino

Al 20 aprile sono 6,89 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui 2,69 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da Covid-19 da meno di 180 giorni: le persone attualmente vaccinabili sono dunque circa 4,2 milioni. Per chi tra questi ha più di 50 anni sono scattate le prime multe automatiche da 100 euro.

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Al 20 aprile, nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.444.388 dosi: 1.381.088 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.249.045 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale che si attesta al 37,6% con enormi differenze regionali (dal 20,5% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia).

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Al 20 aprile sono state somministrate 39.188.284 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 14.207 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 46.695.848), aggiornata all’8 aprile, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’83,9% con nette differenze regionali: dal 78,9% della Sicilia all’88% della Valle D'Aosta.

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Dei 7,5 milioni di persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster, 2 milioni potrebbero riceverla subito, mentre i 5,5 milioni di guariti da meno di 120 giorni non possono riceverla nell’immediato.

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Somministrate meno di 100mila quarte dosi

Capitolo quarta dose. Oltre che per le persone immunocompromesse (n. 791.376), la circolare del Ministero della Salute dell’8 aprile raccomanda il secondo richiamo per tre categorie di persone: gli over 80 (n. 2.795.910), i pazienti fragili della fascia di età 60-79 (n. 1.538.588) e gli ospiti delle Rsa che non ricadono nelle categorie precedenti (n. 88.099), per un totale di oltre 5,2 milioni di persone.

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Al 20 aprile sono state somministrate 80.554 quarte dosi. In base alla platea ufficiale (n. 791.376), aggiornata al 9 marzo, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 10,2% con nette differenze regionali: dall’1,6% della Calabria al 40,5% del Piemonte.

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Al 20 aprile sono state somministrate 29.158 quarte dosi per gli immunocompressi. In base alla platea ufficiale (n. 4.422.597), aggiornata al 19 aprile, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è dello 0,7% con le consuete differenze regionali: dallo 0,04% del Friuli-Venezia Giulia all’1,2% del Lazio.

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Cartabellotta: "Campagna vaccinale al palo"

«Dopo 7 settimane dal via libera della quarta dose per le persone immunocompromesse – commenta Cartabellotta – un tasso di copertura nazionale al 10,2% e ingiustificate differenze regionali dimostrano che, al momento, la protezione di oltre 790 mila persone estremamente fragili è un lontano miraggio. Di conseguenza, l’estensione della platea per la quarta dose ad oltre 5,2 milioni di persone richiede indubbiamente sia nuove strategie di comunicazione, sia meccanismi di chiamata attiva e non può essere affidata solo all’adesione volontaria».

«Che la campagna vaccinale sia ormai al palo – continua il presidente – è un dato di fatto, nonostante 4,2 milioni di persone vaccinabili con prima dose e 2 milioni con dose booster. I tassi di copertura vaccinale, infatti, nell’ultimo mese hanno registrato aumenti irrisori». Tra il 20 marzo e il 19 aprile le coperture con almeno una dose sono ferme all’85,6%; quelle con ciclo completo sono cresciute di soli 0,2 punti percentuali passando da 83,9% a 84,1%. Anche le coperture delle terze e quarte dosi per le persone immunocompromesse procedono molto a rilento con incrementi pari rispettivamente a 1,5 (82,4% vs 83,9%) e 4,5 punti percentuali (5,7% vs 10,2%) nonostante l’inizio più tardivo e l’estesa platea vaccinabile.

Quanto all'efficacia dei vaccini i dati dell’Istituto Superiore di Sanità dimostrano che:

  •  l’efficacia sulla diagnosi rimane sostanzialmente stabile dal 51% per i vaccinati con due dosi entro 90
    giorni al 49,2% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi salire al 66% dopo il richiamo;
  • l’efficacia sulla malattia severa rimane sostanzialmente stabile dal 73,1% per i vaccinati con due dosi
    entro 90 giorni al 74,5% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi salire al 90,4% dopo il richiamo.
    Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a
    quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 18,5-60,1%): fa eccezione la
    fascia 5-11 per la quale le diagnosi tra i vaccinati segnano un +23,4% rispetto ai non vaccinati. In tutte le
    fasce di età si riduce soprattutto l’incidenza di malattia grave (del 31,7-83,7% per ricoveri ordinari; del 61,2-
    86,6% per le terapie intensive) e decesso (del 60,1-89,8%).
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«A una decina di giorni dal 1° maggio – conclude il presidente – data in cui dovrebbe decadere l’obbligo
delle mascherine al chiuso, tutte le curve (nuovi casi, ricoveri, terapie intensive, decessi) si mantengono in
una fase di plateau con lieve tendenza alla flessione. Tuttavia, la circolazione del virus rimane ancora molto
elevata: il numero di positivi, verosimilmente sottostimato, supera quota 1,2 milioni, i nuovi casi giornalieri
si mantengono oltre 50 mila e il tasso di positività dei tamponi supera il 15%».

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