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Gianni Bellini, il più grande collezionista di figurine al mondo: “Non è solo cultura calcistica”

Tipografo in pensione di San Felice sul Panaro (Modena), Bellini ha un patrimonio da oltre due milioni e mezzo di figurine e quattromila album da tutto il mondo. “Fanno parte della cultura italiana, perché se confrontiamo un album degli anni Settanta con uno del Duemila si vede la differenza nella stampa – spiega -, nella grafica, nel modo di impaginare, nelle capigliature dei calciatori e nelle maglie che indossano”. Il suo sogno è quello di poter realizzare un museo.
A cura di Beppe Facchini
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Galeotta fu una figurina di Ivano Bordon, secondo portiere dell'Inter per oltre un decennio, fino ai primi anni Ottanta, indispensabile per completare la prima raccolta nella stagione '72-'73 di Gianni Bellini, collezionista da record di San Felice sul Panaro, in provincia di Modena. Cinquantasettenne tipografo in pensione e grande appassionato di calcio (ha giocato in Serie D, appendendo troppo presto gli scarpini al chiodo, dopo un provino col Genoa andato male e appena quattro partite da arbitro nelle categorie giovanili), Bellini oggi custodisce in casa oltre quattromila raccolte di calcio provenienti da tutto il mondo, “pari a circa due milioni e mezzo di figurine. Di queste, con tutto quello che devo fare, sono rimasto indietro ad attaccarne circa 700mila e mi sono ripromesso che lo farò, ma non so ancora quando” racconta Gianni a Fanpage.it, aprendo le porte della sua villa nel modenese, dove sono raccolti anche altri cimeli storici del pallone. Dalle scarpe chiodate usate anni fa a centinaia di uscite del Guerin Sportivo dall'ottobre del 1974 ad oggi. Dagli storici almanacchi ad altri giochi legati al calcio regalati oppure acquistati in qualche bancarella o nelle fiere di settore. Il suo sogno è quello di poter realizzare un museo con tutto il suo patrimonio da collezionismo pallonaro, dal valore economico di due case, assicura sottovoce.

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La sua collezione da record, come detto, parte da un aneddoto legato all'immagine del portiere nerazzurro, dal quale ha anche tratto un libro: “500 figu per un Bordon”. “La prima figurina trovata nelle bustine è stata quella di Sergio Carantini, difensore del Lanerossi Vicenza, stagione '70-'71 -racconta Bellini-. Il primo album completato è arrivato l'anno dopo: mi mancava solo Bordon, che aveva trovato un mio compagno di classe”. In cambio, appunto, la richiesta fu di 500 figurine e l'allora adolescente Gianni, pur di raggiungere la cifra necessaria a chiudere la trattativa, dovette acquistare un'ultima bustina di Calciatori Panini, trovandoci dentro proprio quell'Ivano Bordon fino a quel momento introvabile. “Ormai però avevo dato la mia parola, così lo scambio fu fatto lo stesso” ricorda oggi il collezionista da record modenese. “Anche a detta dell'azienda, sono l'unico al mondo ad avere tutte le raccolte Panini italiane e straniere -continua-. Alcune non le posseggono nemmeno loro”. Oltre a quelle della storica casa editrice con sede proprio nella vicina Modena, dove Bellini è già ben conosciuto, nella sua collezione compaiono anche figurine di altre ditte e provenienti da ogni angolo del pianeta. Dal Guatemala alla Colombia, da Cipro alla Serbia, fino a El Salvador, San Marino, Israele, Brasile, Perù. Insomma, l'elenco è infinito e ancora è destinato ad allungarsi, visto che Gianni, dopo i primi annunci sulla stampa straniera, è riuscito nel tempo a crearsi una rete affidabile di collezionisti coi quali fare affari, aiutandosi adesso anche con internet, che senza dubbio ha reso le cose molto più semplici rispetto a una volta.

Le figurine dei calciatori fanno parte della cultura italiana, perchè se confrontiamo un album degli anni Settanta con uno del Duemila si vede la differenza nella stampa -spiega-, nella grafica, nel modo di impaginare, nelle capigliature dei calciatori e nelle maglie che indossano”. Dai basettoni di moda quarant'anni fa ai capelli super gellati di oggi, passando per gli sponsor comparsi sempre di più sulle divise di gioco, il mondo delle figurine è in effetti anche lo specchio dei cambiamenti nel nostro Paese (e non solo) delle mode e delle logiche commerciali dietro al business del pallone, ma anche dell'intera società. Ed è pure di questo, infatti, che Bellini parla continuamente oggi non soltanto ai numerosissimi appassionati che lo contattano ogni giorno, ma anche ai giovani studenti delle scuole dove, prima della pandemia, era solito essere invitato.

Grazie ai luoghi di nascita dei calciatori ho imparato la geografia -continua Bellini-. Ma ho anche imparato le città di appartenenza di tante squadre straniere che non conoscevo. E poi con le figurine vedi anche i cambiamenti fisici dei giocatori a lungo andare”. Questa, dunque, è cultura calcistica e non solo, sottolinea ripetutamente Gianni Bellini, il più grande collezionista al mondo di “figu” che se finalmente dovesse riuscire nell'impresa di creare un museo (“Qualche anno fa ci sono andato molto vicino, in Svizzera”) non avrebbe dubbi: “Sarebbe la più grossa soddisfazione della mia vita. Un conto è avere un cellulare per vedere la fotografia del proprio campione -conclude, convinto del fascino ancora intatto delle figurine fra i giovani e non solo-, un conto è averla su qualcosa di fisico, che ti rimane”.

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