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Gianluigi Nuzzi a Fanpage.it: “L’Italia è piena di predatori sessuali ben inseriti nella società”

Alberto Genovese, Antonio Di Fazio, Omar Confalonieri sono i predatori sessuali raccontati da Gianluigi Nuzzi nel suo ultimo libro. Il giornalista racconta a Fanpage.it perché è importante che a scrivere questo libro sia stato un uomo.
A cura di Redazione
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Alberto Genovese, Antonio Di Fazio, Omar Confalonieri. In una parola sola: predatori. Il giornalista televisivo, e autore di libri d'inchiesta, Gianluigi Nuzzi parla a Fanpage.it della sua nuova pubblicazione: "I predatori (tra noi)" (Rizzoli, 2022).

"Quando parliamo di stupro siamo tutti abituati a pensare a un abuso con violenza, con una donna trattenuta contro la sua volontà. Io parlo di un fenomeno diverso", racconta l'autore. Il fenomeno di chi cerca di soddisfare "il rito del dominio sulla donna", servendosi del proprio potere sociale e della propria capacità predatoria.

Partendo da alcuni fatti di cronaca di rilevanza nazionale, Nuzzi cerca quindi di tracciare l'identikit del "predatore" della società contemporanea.

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Chi sono questi "predatori"?

Negli ultimi anni mi sono accorto che ci sono tanti fatti di cronaca che si stanno aggregando tra di loro creando un fenomeno sociale: quello dei predatori sessuali. Persone in doppiopetto, in giacca e cravatta.

Persone molto inserite nei contesti professionali e sociali nei quali vivono. Persone che sono Dr. Jekyll e Mr. Hyde, cioè si trasformano appena possono in predatori. Cercano le vittime e colpiscono senza lasciare traccia.

Come agiscono?

I predatori sessuali usano il proprio potere, la propria capacità manipolatoria. Il predatore si insinua in tutti gli ambienti: nella politica, nelle università, negli ospedali. Può essere persino all'asilo nido del proprio figlio dove cerca una mamma idonea per soddisfare non un desiderio sessuale, ma il rito del dominio sulla donna.

È questo che lo eccita. E spesso si tratta di persone diventate improvvisamente milionarie grazie a internet, al nuovo terziario. Se non ha i piedi ben solidi a terra, questo può creare contraccolpi.

Quale aspetto di questo fenomeno attira di più la sua attenzione?

Mi colpiscono i dettagli di queste storie. Di Alberto Genovese mi colpisce soprattutto la narrazione che è stata fatta sui giornali e in tv in Italia. È passato il messaggio che Genovese ospitasse delle ragazze che ben sapevano cosa succedesse in quelle feste.

Che in qualche modo se l'andavano a cercare. Io credo che questa sia una foglia di fico di tutti noi per proteggerci dalla paura che possa capitare questa cosa anche alle nostre figlie, alle nostre nipoti.

Antonio Di Fazio, di questo imprenditore farmaceutico, mi ha colpito la casualità. Cioè una ragazza che va a fare un colloquio di lavoro da Di Fazio. Non va a una festa. Quindi siamo, come dire, in un ambiente che dovrebbe essere di studio, di proiezione nel futuro per trovare soddisfazione con il lavoro. Era andata a un colloquio di lavoro e si è trovata zeppa di benzodiazepine.

Questi predatori agiscono ovunque. Ed è anche la storia di Omar Confalonieri, dell'agente immobiliare che incontra una coppia di genitori in una struttura frequentata dal figlio piccolo dove lui stava facendo l'inserimento e vanno a bere uno spritz insieme alle 12 di pomeriggio.

Come capita a milioni di italiani. E ha di fronte sia la donna sia il marito, ma se ne frega completamente. E mette queste benzodiazepine a entrambi. Li porta a casa loro, butta il marito sul letto e si approfitta della donna.

Tornando al caso Genovese, a livello mediatico si è parlato molto della "Terrazza Sentimento"

Innanzitutto bisogna dire che Genovese è un uomo che ha una parte narcisistica molto importante. Scattava moltissime fotografie ogni giorno: 359 e 30 video. Vedendo questi video, mi ha colpito la riduzione di queste ragazze.

Sono rimasto sconvolto a vedere queste ragazze che avevano ormai gli occhi girati indietro quando provavano a protestare, a reagire. Ragazze che non avevano neanche mai provato l'uso di droghe.

Anzi, Genovese si vantava in modo confidenziale a degli amici, dicendo di aver "sverginato" tre nasi in una sera stessa. Queste ragazze pensavano di farsi una striscia di cocaina e invece era ketamina. Un anestetizzante per i cavalli.

Quindi di cosa si parla nel suo libro?

In questo libro si intrecciano le storie delle vittime. Per me sono tutte vittime di un sistema che non funziona. Dove Genovese era un re Mida caduto nel precipizio della droga e voleva portare, trascinare tutte queste ragazze in una forma di riscatto. È la storia del nerd arricchito che cerca un riscatto sociale.

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Quanto è diffuso questo sistema predatorio?

La notte dell'ultima vittima di Alberto Genovese, a Genova c'era una situazione gemella. Cioè un'altra ragazza. L'indomani dopo una festa lei si sveglia, va a fare la doccia e si trova piena di lividi. Due storie, due presunte violenze che partono nella stessa notte.

Quella di Genovese ormai siamo a processo, questa invece per tutta una serie di coincidenze ancora non è stata definita. Ancora non sappiamo cosa è accaduto quella notte. E questi ragazzi, però, sono lì. Liberi e belli. Sono popolari. Popolari perché sono quelli che organizzano i tavoli nelle discoteche, ti danno i free drink.

Le persone sono consapevoli di questa situazione?

Le amiche della presunta vittima di Genova mi hanno detto: "Qua non hanno fatto niente, perché quei ragazzi li conoscono tutti. Quei ragazzi sono protetti". Il fatto che la giustizia non faccia il suo corso, provoca un senso di impunità che da una parte quelli che hanno subito la violenza dicono: "In fondo, ho un ricordo così vago di questo abuso che ho patito. Ho fatto bene a denunciare? Non è successo niente. Anzi, tra i miei amici c'è uno che inizia a guardarmi male".

Perché poi se tu denunci il gruppo ti isola perché fai casino. E dall'altra parte, se un predatore compie delle violenze e queste non vengono perseguite, si ritiene quasi autorizzato a continuare a fare quello che vuole.

Perché è importante che questo libro sia stato scritto proprio da un uomo?

Purtroppo nel nostro Paese si ragiona ancora per luoghi comuni. Quindi i temi di questo tipo li possono affrontare solo le donne perché le donne, essendo potenziali vittime, conoscono meglio queste cose. Trovo aberrante questo ragionamento.

Penso che tutte le violenze di genere, da quelle sessuali ai femminicidi, sono finora oggetto di studio soprattutto delle donne. Quando il problema sono gli autori. Bisogna capire, identificare, fare la radiografia agli autori per prevenite. Gli autori sono maschi.

E noi uomini dovremmo allearci e isolare questo tipo di maschi. E invece deleghiamo sempre le donne ad affrontare il problema. Questo è un passo fondamentale che dobbiamo fare tutti insieme.

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