Giampaolo Amato accusato anche della morte della suocera: le prove degli spostamenti nello smartwatch
Non solo la morte della moglie Isabella Linsalata, l’ex medico sportivo Giampaolo Amato è accusato anche dell’omicidio della suocera Giulia Tateo. La conferma arriva dall’avviso di fine indagine emesso dalla Procura di Bologna a carico del medico che si trova in carcere dallo scorso aprile dopo l’arresto avvenuto a due anni dalla morte della consorte. Tra le prove a suo carico per questo capo di imputazione ci sarebbero anche i dati scaricati dal suo smartwatch che avrebbero registrato i suoi spostamenti, smentendo le sue affermazioni.
Nell’atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio e di processo, al 62enne vengono contestati quattro reati. Oltre agli omicidi delle due donne, morte a 22 giorni di distanza tra loro, il peculato e la detenzione di farmaci letali. Secondo l’accusa, l’uomo, che dal suo canto si è sempre professato innocente, avrebbe ucciso moglie e suocera avvelenandole con farmaci per questioni di soldi ed eredità e per poter vivere una relazione extraconiugale.
Per i pm, Giampaolo Amato avrebbe avvelenato con alcuni farmaci suocera e moglie, da cui si era ormai separato, per "Motivi ereditari e per avere libera disponibilità degli immobili, residenze della suocera e della moglie, e soprattutto per avere piena libertà nella relazione extraconiugale". Ricostruzione che l’uomo ha sempre smentito e che continua a rigettare. “Non le ho dato nulla, mia moglie assumeva quei farmaci da sola” ha sempre detto il medico oculista che è accusato di aver ucciso la compagna somministrandole volontariamente benzodiazepina e un anestetico ospedaliero.
Dagli accertamenti investigativi, però, è emerso che nessuno sapeva che la donna ne facesse uso. Inoltre, secondo chi indaga, la donna, ginecologa, sapeva di essere drogata da tempo, ma taceva per non allarmare i figli. Prove contro Giampaolo Amato sarebbero emerse dalle analisi dei dispositivi elettronici già sequestrati all’indagato come telefonino, computer e smartwatch. Dagli esami tecnici svolti dai carabinieri, infatti, sarebbero emerse ricerche proprio su questi farmaci ma anche spostamenti in contrasto con alcune sue dichiarazioni. In particolare, come rivela il Corriere di Bologna, la notte della morte della suocera, l’orologio al polso del medico avrebbe indicato uno spostamento di altitudine.
L’uomo ha sempre detto di essere rimasto a casa quella notte, nello studio al piano di sotto dello stesso palazzo. Lo spostamento segnalato dallo smartwatch, invece, potrebbe indicare che sia salito al primo piano dove dormiva la suocera e dove la donna è morta nella notte tra l’8 e il 9 ottobre di due anni fa, 22 giorni prima della figlia che quella notte non era in casa. La difesa però è già pronta, con i propri consulenti, a smentire ogni punto della ricostruzione dell’accusa in tribunale.