Giallo del cavalcavia, dai Ris la svolta sulla morte di Giulia Di Sabatino
Giulia Di Sabatino non si è lanciata dal cavalcavia dell'autostrada, ma è stata vittima di omicidio. È quanto emerge dai referti degli esami condotti dai Ris di Roma sugli indumenti indossati dalla bionda diciannovenne la sera della sua morte, il 1 settembre 2015 e sulle scarpette da ginnastica che indossava. Sotto le scuole delle scarpe, infatti, non sono state trovate tracce di ruggine e terriccio presenti sul parapetto del cavalcavia dell'autostrada A14, tra Giulianova e Mosciano.
I fatti
La ragazza, i cui resti sono stati trovati sull'asfalto delle strada sottostante all'alba, dunque, non ha scavalcato la balaustra di metallo, ma è stata lanciata. Non è escluso che la ragazza potesse essere già morta o in stato di incoscienza.
"Sin dal primo giorno sapevamo che Giulia non si era tolta la vita e che sui suoi vestiti non c'erano tracce che conducessero a questa conclusione, ma adesso è tutto nero su bianco sulla scrivania del giudice". Questo il commento a Fanpage.it di Meri Koci, la giovane mamma di Giulia che ormai da tre anni lotta per conoscere la verità sulla morte della sua seconda figlia.
Il ragazzo della Panda Rossa
Tre sono gli indagati nel caso, uno dei quali è il cosiddetto ‘uomo della panda rossa' ovvero quello che la notte del 1 settembre 2015 è stato visto con Giulia alla guida di una Fiat Panda di colore rosso. Davide P. 25 anni, quella notte ha trascorso alcune ore con Giulia, ma solo dopo diversi mesi si è presentato agli inquirenti dopo che questi avevano diffuso la notizia che un DNA maschile era stato trovato sugli slip di Giulia. "Sì, sono io il ragazzo della Panda Rossa, ho fatto l'amore con Giulia, poi l'ho lasciata sul cavalcavia. Erano circa le 4 e 30 del mattino". Il 25enne ha riferito di aver fatto un giro in auto con la ragazza e dopo aver consumato un rapporto sessuale a casa sua, di averla lasciata sul viadotto.
Le ultime ore di Giulia
"Questo racconto non corrisponde alla realtà emersa dalle indagini – commenta Meri Koci – dagli esami dei Ris è emerso che è stata in una discoteca". Gli esami scientifici, infatti, confermano la presenza di microparticelle di lacche e profumi che si condensano in un ambiente saturo e affollato depositandosi sul pavimento, e quindi venendo trattenute dalle suole. I test, in sostanza, ci dicono che Giulia è stata in un locale affollato, verosimilmente, il club che si trova a pochi passi da dove la ragazza è stata immortalata dalle telecamere di videosorveglianza. "Siamo a un passo dalla verità – conclude mamma Meri – tutto quello che manca è un arresto.