Omicidio Yara, finto consulente entra in carcere per parlare con Bossetti: si indaga
È entrato nel carcere di Bollate identificandosi come Cesare Marini, consulente informatico e ha così chiesto e ottenuto di parlare con Massimo Giuseppe Bossetti. È accaduto nel penitenziario milanese dove dal 2019 il muratore di Mapello è stato trasferito per scontare la pena dell'ergastolo per l'omicidio della piccola Yara Gambirasio. Proprio sul delitto di Brembate di sopra è stato incentrato l'incontro tra il detenuto e il sedicente consulente, che avrebbe gli avrebbe illustrato una nuova strategia difensiva per chiedere la revisione del processo. Una nuove difesa basata sul DNA.
Sull'episodio sono ora in corso indagini interne per accertare l'identità dell'impostore che per entrare ha usato il nome e la professionalità di Cesare Marini, consulente informatico del tribunale che, tuttavia, nulla sa di quanto accaduto e ha sporto denuncia. Sta ora alle forze dell'ordine capire chi e soprattutto come sia potuto entrare con una falsa identità in un istituto penitenziario come quello di Bollate, dove sono reclusi, tra gli altri, Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati per la strage di Erba e dove è stato trasferito, anche lui di recente, Salvatore Parolisi, l'ex caporalmaggiore dell'Esercito condannato per l'omicidio di Melania Rea.
Quanto a Massimo Bossetti, in carcere dal 2014 per l'omicidio della ginnasta tredicenne Yara Gambirasio, era entrato nel penitenziario proprio quest'anno. In carcere Bossetti si sta dedicando alla stesura di un memoriale che riporti la sua versione del caso Yara. Il libro, come confermato anche dall'avvocato Claudio Salvagni, che lavora alla difesa di Bossetti, sarebbe al centro del nuovo castello difensivo imbastito dal legale per chiedere la revisione del processo che si è concluso, nel 2018, con una condanna in Cassazione all'ergastolo.