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Giada Zanola uccisa a Vigonza

Giada Zanola, morta lanciata dal cavalcavia: “Non ha denunciato il compagno per paura di perdere il figlio”

Secondo quanto riferito agli investigatori da Renato, l’uomo che aveva cominciato a frequentare, Giada Zanola, la 33enne morta dopo essere stata lanciata dal cavalcavia della A4 a Vigonza, non aveva mai denunciato il compagno, indagato ora per l’omicidio, per paura di perdere il figlio di 3 anni: “Non voleva l’intervento dei Servizi sociali”.
A cura di Ida Artiaco
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Continuano ad emergere sempre nuovi dettagli sul femminicidio di Giada Zanola, la 33enne veneta morta dopo essere stata gettata dal cavalcavia della A4 a Vigonza, nel Padovano, il 29 maggio scorso. Un delitto che vede come unico indagato il compagno della vittima, il 38enne Andrea Favero, attualmente in carcere.

Ebbene, secondo le ultime indiscrezioni, Giada non avrebbe mai denunciato le continue violenze dell'uomo per paura che potesse perdere il loro bambino di 3 anni. Una conclusione, quella degli investigatori, che arriva dopo mesi di indagini e che trova conferma nelle parole di Renato, l’uomo che con Giada aveva iniziato una relazione poco prima che venisse uccisa: "Non aveva mai voluto denunciare perché aveva paura dell’intervento dei Servizi sociali", ha raccontato come riporta il quotidiano La Repubblica.

Gli inquirenti hanno infatti ascoltato la versione di Renato, secondo il quale la 33enne gli aveva confidato che "restava a vivere con Andrea per via del figlio, che per lei aveva la priorità su tutto". Anche perché – ha aggiunto – "lui era manesco e l’aveva presa per il collo una volta prima della nascita del figlio e una volta dopo", come si legge anche nella deposizione dell'uomo riportata nel fermo di Andrea Favero.

Anni di liti, dunque, culminate a fine maggio con l'ennesimo confronto tra i due, quando la 33enne ha confessato a Favaro di frequentare un altro uomo e di rimanere con lui solo per il figlio. Anche questa volta la discussione si è accesa ma lei ha deciso ancora di non denunciare. Una scelta che le costerà molto cara, perché solo 48 ore dopo ne verrà dichiarato il decesso.

Intanto, si attendono ancora i risultati definitivi sui tranquillanti che Favero avrebbe somministrato a Giada a sua insaputa, anche la notte in cui l’ha spinta giù dal cavalcavia. La sera prima della tragedia, la 33enne aveva scritto ad una amica che si sentiva "fiacca" e che ci "vedeva doppio". Un messaggio che potrebbe confermare l'ipotesi di uno stordimento prima della morte avvenuta nella notte tra il 28 e 29 maggio scorsi.

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