Giada Zanola gettata dal cavalcavia, il fratello a Fanpage: “Sapevo delle liti, ma non sembrava pericoloso”
È arrivata nelle prime ore del mattino di oggi la svolta nelle indagini sulla morte di Giada Zanola, 34enne di origini bresciane ma residente in Veneto, che all'alba del 29 maggio ha perso la vita dopo essere stata spinta dal cavalcavia dell'autostrada A4, nel Padovano, all'altezza di Vigonza. Prima il volo di 15 metri, poi lo schianto e, ancora, il suo corpo investito dai mezzi in transito sulla carreggiata in direzione Milano.
Una morte tragica, che all'inizio era stata classificata come un suicidio. Nel corso delle ore, tuttavia, gli inquirenti hanno stretto il cerchio attorno al compagno della donna, il 39enne Andrea Favero, padovano, che dopo diverse incongruenze nella ricostruzione dei fatti, è crollato confessando di aver ucciso la compagna in seguito a una lite.
"Sapevo delle crisi con il compagno, ma Andrea non mi aveva assolutamente dato l'impressione di essere una persona pericolosa", ha commentato il fratello della vittima, Daniel, a Fanpage.it.
Interrogato dal pm, Favero avrebbe descritto il proprio disagio per la relazione ormai in crisi, manifestando la preoccupazione di non poter più vedere il figlio di tre anni avuto con la donna.
"Per comprendere la reale dinamica dei fatti – scrive la Questura di Padova in una nota – le indagini si sono concentrate sui rapporti interni alla coppia. Si è così scoperto che negli ultimi tempi la relazione tra i due era in crisi e si erano verificate violente liti. In effetti sul giovane 39enne sono stati trovati lividi ed escoriazioni riconducibili verosimilmente a episodi di violenza".
Della crisi tra i due sarebbe stata a conoscenza anche la famiglia della vittima. "Sapevo delle tensioni – dice a Fanpage.it il fratello di Giada, Daniel Zanola -, ma mai avrei immaginato quanto è successo".
"In questo momento – continua il giovane, con cui la ragazza viveva fino al 2016 a Folzano, in provincia di Brescia – sono sovrastato dalle emozioni e dai pensieri, non riesco a capacitarmi di nulla".
"Giada con me si confidava poco, forse per paura del mio giudizio o per paure sue – ricorda ancora Daniel -. Ero a conoscenza della crisi con il compagno, ma Andrea non mi aveva assolutamente dato l'impressione di essere una persona pericolosa".
La famiglia di Giada è in queste ore in Questura a Padova per rispondere alle domande degli inquirenti, intanto al termine dell'interrogatorio, per Favero è stato disposto il fermo di indiziato di delitto per omicidio volontario aggravato. L’uomo è stato accompagnato in carcere in attesa dell'udienza di convalida del fermo da parte del gip.