Giada Zanola, l’avvocato di Favero: “È stato lui a contattarmi dal carcere, non abbiamo parlato di quella sera”
L'avvocato Marco Marcelli, difensore di Andrea Favero, ha preso il mandato solo venerdì 31 maggio, due giorni dopo la morte di Giada Zanola, di cui è accusato il 39enne padovano. A Fanpage.it racconta di essere stato contattato dallo stesso Favero, che lo ha chiamato dal carcere dopo aver rimesso il mandato dell'avvocata d'ufficio Laura Trevisan.
L'uomo è rimasto in silenzio davanti al gip, ma durante i primi colloqui con gli agenti, a poche ore dal ritrovamento del corpo di Giada Zanola, caduta da un cavalcavia sulla A4 a meno di un chilometro da casa, avrebbe invece dichiarato: "L'ho afferrata per le ginocchia e l'ho sollevata oltre la ringhiera". Versione poi smentita nell'interrogatorio con il pm, dove Favero avrebbe affermato di non ricordare ciò che è accaduto sul cavalcavia.
Incongruenze che, insieme ai filmati delle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze delle persone vicine alla vittima, hanno gettato "pesanti indizi di colpevolezza" su Andrea Favero, per questo sottoposto alla misura di custodia cautelare nel carcere di Padova.
"Ho visto un uomo molto provato – riferisce l'avvocato Marcelli a Fanpage.it -, abbiamo parlato di molte cose ma non siamo entrati nello specifico delle dinamiche di quella sera. Per farlo ho aspettato di avere tutta la documentazione relativa agli atti processuali, che sto analizzando in queste ore, solo dopo averne presa visione potrò confrontarmi con il mio assistito, che vedrò oggi (4 giugno, ndr)".
Per il momento, stando a quanto riferisce il legale, Favero esprime forte preoccupazione per il figlio piccolo avuto dalla relazione con Giada Zanola, nei confronti della quale, sempre secondo l'avvocato, "non avrebbe mostrato un atteggiamento sprezzante né emotivamente lontano".
Il corpo di Giada Zanola, dai primi rilievi autoptici, non presenta segni di strangolamento, motivo per cui la donna sarebbe stata ancora viva nel momento in cui è stata buttata dal cavalcavia. Nelle prossime settimane saranno i risultati dei test tossicologici a spiegare se Giada fosse stata drogata o stordita prima di morire.
"I genitori del mio assistito – aggiunge il legale di Favero a Fanpage.it – sono in contatto telefonico con la famiglia di Giada Zanola e non è da escludere che ci possa essere anche un incontro fra loro nei prossimi giorni".
Questa mattina è atteso il conferimento in carico per la perizia informatica sul cellulare di Favero, dal quale, si legge nell'ordinanza di fermo emessa nella notte fra il 30 e il 31 maggio, sarebbe anche stato inviato un messaggio WhatsApp alla vittima alle ore 7:38 del 29 maggio ("Sei andata al lavoro?? Non ci hai neanche salutati!!”), quando ormai Giada era già morta. Iniziativa che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere stata intrapresa da Favero nel tentativo di allontanare da sé i sospetti. Del cellulare della vittima, invece, ancora nessuna traccia.