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Giada e Joy, i fidanzati morti carbonizzati nella giostra: nessun colpevole

Giada Dalla Santa Casa, 15 anni, e Joy Torrinunti, 19 sono morti carbonizzati nell’incendio che ha avvolto una giostra la notte tra il 1° e il 2 settembre 2008. Il pm ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale a carico di Gianni Moretti, indagato per incendio doloso e omicidio volontario per la morte dei due fidanzatini di Legnaro (Padova).
A cura di Angela Marino
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Rimane avvolta nel mistero l'ultima notte di Giada Dalla Santa Casa, 15 anni, e Joy Torrinunti, 19, i due fidanzatini morti per asfissia nel rogo che ha divorato la giostra dove erano saliti per appartarsi la notte tra l’1 e il 2 settembre 2008.  Il pm Federica Baccaglini ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale a carico di Gianni Moretti, il giostraio di 35 anni indagato per incendio doloso e omicidio volontario. Sull'uomo, ex compagno della sorella di Giada, sono caduti i sospetti circa un possibile coinvolgimento nell'incendio che ha avvolto la giostra a Legnaro (Padova).

La notte dell'incendio

I fatti risalgono a una notte di 8 anni fa. Per i due fidanzatini non c'era bisogno di un'occasione per visitare le giostre, anche se quella era la sera della sagra del paese. Entrambi avevano familiarità con quel mondo. Joy, era figlio di Dino Torrinunti, 41 anni, giostraio e anche il papà d Giada, Adriano Dalla Santa Casa, 47 anni, possedeva una giostra: è l'Aladin Labyrint, la struttura di 13 metri per 3 che riproduce un minareto arabo parcheggiata davanti alla chiesa quella sera. È proprio quella la giostra in cui i due ragazzi entrano per trascorrere alcuni momenti in intimità. È notte inoltrata quando la struttura si riempie di un fumo opprimente. Per loro non c'è scampo, i due ragazzi muoiono in pochi istanti intossicati dal gas sprigionato dalla combustione di decine di palline di poliuretano, un materiale che quando brucia produce fosgene, un'esalazione in grado di uccidere anche in quantità minime. Giunti poco dopo sul posto, i vigili del fuoco, trovano due due corpi carbonizzati e irriconoscibili. Nudo lui, semivestita lei, vengono identificati attraverso l'esame degli effetti personali.

I sospetti sul giostraio

Nel registro degli indagati finisce Gianni, il compagno della sorella di Giada, padre dei suoi due bambini. L'uomo non ha un alibi per la finestra temporale in cui avviene la tragedia, ovvero lo spazio tra le 21.30 e le 5.30. La sorella di Giada riferisce che il compagno si era allontanato dalla sua roulotte parcheggiata ad Albignasego per poi rientrare a tarda notte, senza dare spiegazioni.La Procura, intanto, comincia a indagare sull'uomo e raccoglie numerosi elementi indiziari. Anche i familiari di Giada sospettano dell'allora 28enne, anche se non resta poco chiaro il movente. A rendere credibile un possibile coinvolgimento dell'uomo, del resto, è anche l'improvvisa "fuga" a Fano nel Marchigiano la notte dei fatti. Dopo la tragedia il giostraio decide di raggiungere il padre in compagnia del fratello e ha con lui un lungo confronto nella roulotte. Una specie di riunione di famiglia che aveva lo scopo, probabilmente, di confrontarsi su alcuni fatti.

La richiesta di archiviazione e i dubbi

A otto anni dal caso le autorità archiviano l'indagine per mancanza di elementi di prova contro l'unico indagato, tra cui tracce di Dna che provino la presenza dell'uomo sulla scena. Rimangono numerosi dubbi e nessuna testimonianza che getti luce sui fatti. L'unica certezza, per i magistrati, è che l'incendio  fu innescato da una sigaretta accesa, probabilmente gettata nel capannone da terzi.

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