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Giacomo Gobbato ucciso dopo aver sventato una rapina, l’amico: “Avevamo gli stessi ideali, rifarei tutto”

Giacomo Gobbato e Sebastiano Bergamaschi sono stati accoltellati a Mestre dopo aver sventato una rapina ai danni di una donna. Gobbato è purtroppo deceduto mentre Bergamaschi ha riportato lesioni alle gambe ma è fuori pericolo. “Io e Giacomo avevamo gli stessi ideali, rifarei tutto altre 1000 volte”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Giacomo Gobbato e Sebastiano Bergamaschi, foto da Facebook
Giacomo Gobbato e Sebastiano Bergamaschi, foto da Facebook

Sebastiano Bergamaschi e Giacomo Gobbato erano intervenuti poche sere fa in Corso del Popolo, a Mestre, per sventare la rapina a una donna. Purtroppo Gobbato è deceduto dopo essere stato accoltellato e aver riportato gravissime lesioni, mentre Bergamaschi è rimasto ferito alle gambe. "Cosa farei se tornassi indietro? Inseguirei quell'uomo altre mille volte. Io e Giacomo avevamo gli stessi ideali, non avremmo potuto girare la testa dall'altra parte" ha dichiarato Bergamaschi al Gazzettino.

La tragedia ha smosso le coscienze dell'interno paese e ha posto l'accento sulle difficoltà di Mestre che da tempo deve fare i conti con un elevato tasso di microcriminalità.

"Le ferite fisiche vanno meglio – ha confidato Bergamaschi al quotidiano -. Zoppico un po' ma sto bene. Per quanto riguarda il resto è un'altra storia. Io e Jack abbiamo ricevuto molta solidarietà, per me dopo la sua morte è stata fondamentale. Sappiamo bene che come comunità non si può affrontare tutto da soli".

Giacomo Gobbato
Giacomo Gobbato

Sebastiano e Giacomo si conoscevano da 12 anni, dai tempi delle scuole superiori. "Abbiamo vissuto insieme tanti momenti. La nostra vita poi si è trasformata, entrambi concentravamo le nostre energie in battaglie cittadine per noi giuste. Lui faceva molte cose, adorava la sala di registrazione del centro sociale Rivolta di Marghera, era la sua creatura. Giacomo era mosso dalla passione, la sua critica era sempre motivata e intelligente, mai cieca. Proprio per questo era un trascinatore".

Bergamaschi ha ricordato i tragici momenti della sera dell'omicidio, quando entrambi hanno deciso di aiutare una donna che aveva subìto una rapina. "L'abbiamo sentita urlare e abbiamo visto un uomo correre – ha affermato -. Lo abbiamo inseguito subito. Se lo rifarei? Altre mille volte. Se c'è una cosa che abbiamo imparato nella vita è che non bisogna girarsi dall'altra parte".

"È stata scatenata una guerra tra poveri e si continua a riproporla come se questo potesse essere il modo migliore per alimentare il sistema – ha sottolineato ancora il giovane -. Ci sono fenomeni sociali evidenti come povertà e immigrazione e la storia testimonia che non si possono affrontare militarizzando le città e criminalizzando le persone. ci sono responsabilità individuali, ma quello che dobbiamo fare è lavorare affinché non esistano più gli ultimi. Non è una contraddizione: non bisogna scegliere tra cittadini e persone ai margini, si possono aiutare entrambi".

Subito dopo, Bergamaschi ha puntato il dito contro le politiche di sicurezza del sindaco e dell'amministrazione comunale. "Questa è la prova c he non funzionano in alcun modo. Le nostre non sono battaglie ideologiche, ma per la vita di tutti". "La sicurezza di Mestre è peggiorata, è sotto gli occhi di tutti: sono aumentate le forze di polizia in città ma a cosa è servito? La sicurezza si fa con investimenti veri da dedicare realmente alla comunità. Questo significa servizi, spazi e qualsiasi cosa possa cambiare il contesto sociale. Bisogna tornare a vivere i quartieri mettendo la solidarietà al primo posto".

Sebastiano ha fatto sapere di essere pronto a scendere in piazza con chi vorrà ricordare Giacomo. "Dobbiamo prendere le emozioni che ci hanno uniti e farne qualcosa di buon per la città" ha concluso.

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