Già condannato per stalking dalla precedente compagna, sfascia l’auto dell’ultima ex e poi si uccide
Ha ricevuto un divieto di avvicinamento alla fidanzata per maltrattamenti e, dopo essersi introdotto nel suo giardino e averle sfasciato l’auto, si è tolto la vita. Il 36enne di Padova era già stato condannato a 2 anni e mezzo per atti persecutori nei confronti della precedente fidanzata, nonché madre di suo figlio e anche con lei aveva manifestato intenti suicidi.
Il suo nome era nuovamente approdato sulle scrivanie della Procura di Padova, dove il pubblico ministero Sergio Dini ha aperto a suo carico un altro fascicolo d’indagine.
I fatti sono avvenuti tra sabato e domenica scorsi: prima l’avviso notificato dai carabinieri, con l’invito a presentarsi in tribunale per l’interrogatorio di garanzia, poi la reazione violenta nei confronti dell’ex, con l'auto vandalizzata. E infine il suicidio.
Già in un'altra occasione, quando ancora viveva con la madre di suo figlio, aveva manifestato l’intenzione di uccidersi dandosi fuoco. La donna aveva lamentato violenze e prevaricazioni (si parla di pestaggi, rapporti sessuali obbligati e pedinamenti), fino a denunciarlo. A luglio la Corte d’Appello ha stabilito un condanna a due anni e mezzo.
Ma nei confronti dell'uomo era ancora aperta una causa civile per la custodia del figlio e non avendo il l'uomo onorato parte delle spese dovute, l’avvocato della ex compagna gli aveva recentemente pignorato stipendio e automobile. Vettura che pochi giorni fa i carabinieri hanno trovato abbandonata in un fosso.
È emerso inoltre che nel suo passato vi è anche una terza donna che lo aveva accusato di atti persecutori, fatti per i quali non era finito a processo giungendo a un accordo con la donna stessa.