Gesù Cristo si aggira per Torino nei giorni della Sindone. Chi è e perché lo fa

A Torino in questi giorni e fino all’ultima settimana di giugno è esposta la Sacra Sindone, considerata dalla maggior parte dei cattolici il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Gesù Cristo dopo la crocifissione. La città è invasa da migliaia di fedeli  in pellegrinaggio per ammirare la sacra reliquia nel Duomo. E tra di loro, da qualche settimana, è facile imbattersi in un ragazzo che somiglia proprio al Cristo di Nazareth (almeno quello di memoria filmica, coi capelli lunghi e la barba incolta) e che di lui ha anche gli abiti (tranne per le Birkenstock). Questo Gesù passeggia spesso fra Piazza Castello e Via Garibaldi, lo si può vedere fra i mercatini di Porta Palazzo, oppure all'ombra della Mole così come sulle rive del Po. Ma rispetto al Cristo della tradizione biblica, non cammina sulle acque.

Sui social network è già una star; la sua pagina Facebook, una sorta di diario personale dove riporta gli aneddoti che raccoglie girovagando per il centro, ha collezionato quasi 9 mila "like". L’iniziativa è dunque piaciuta a molti, tra cui anche turisti che si sono fatti fotografare con il finto Messia. Eppure, il Gesù di Torino non è ben visto dalla polizia, che lo ha già fermato cinque volte. Lo racconta lui stesso su FB:

Alla fine l’incontro in questura si è risolto felicemente. E così Jesus in Turin continua ad aggirarsi tra via Po e via Verdi, in piazza Vittorio Veneto e lungo i Murazzi del Po, dove ha cercato anche di moltiplicare i pani (la focaccia che gli ha offerto uno dei suoi sostenitori). Tuttavia da almeno cinque giorni (nel momento in cui scriviamo) non posta più alcun contenuto sulla pagina Facebook. E sono molti i ‘fedeli’ a chiedersi che fine abbia fatto.

Ma chi si nasconde davvero sotto la tunica di Jesus in Turin? E’ un autore teatrale, parte del gruppo di artisti che da un anno animano i locali in disuso della Cavallerizza reale. Lui preferisce non rivelare il suo nome, ma afferma di essere un ex montatore cinematografico rimasto senza lavoro. “Che cos'è? Perché lo fai? Di dove sei? – scrive in uno dei suoi post – sono le tre domande che mi hanno chiesto di più. Se alla prima e alla terza potrei rispondere: ‘Gesù’ e ‘di Torino’, sul ‘perché’ lo stavo facendo mi rendevo conto che richiedesse un ragionamento più approfondito”.