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Genova, fatta a pezzi dalla figlia: la accusava della morte del nipotino

La vittima accusava la figlia di essere responsabile della morte del nipotino, ovvero il figlioletto di 3 anni della donna, morto per una crisi respiratoria a novembre scorso. C’erano forti tensioni tra Giulia Stanganini e sua madre Loredana Stupazzoni, il cui corpo la 37enne ha ammesso di aver fatto a pezzi dopo averla trovata morta nel suo appartamento a Genova. Anche se ha ammesso solo la distruzione di cadavere la donna è indagata per omicidio volontario.
A cura di Angela Marino
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C’era un clima drammatico nella casa di Marassi, in provincia di Genova, dove il cadavere dell'ex bidella Loredana Stupazzoni è stato fatto a pezzi della figlia trentasettenne Giulia Stanganini. La donna si è autodenunciata lo scorso 24 aprile, quando è andata in questura per raccontare di aver trovato la madre impiccata e di averne fatto a pezzi il corpo, perché presa dal panico. Secondo quanto accertato dalla Procura, che ora indaga per omicidio volontario, tra madre e figlia ci sarebbe stato un insanabile conflitto dovuto al fatto che la Stupazzoni accusava la figlia di avere la colpa della morte del nipotino, avvenuta a soli tre anni, lo scorso novembre. Il bimbo è deceduto per per un arresto cardiocircolatorio seguito a una crisi respiratoria, tuttavia Stupazzoni accusava la figlia di esserne responsabile.

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La morte del nipotino e le accuse: "Colpa tua"

Il piccolo, figlio di un cittadino tunisino, si era sentito male per strada a Marassi ed era deceduto all'ospedale Gaslini di Genova, dove l'avevano ricoverato d'urgenza. Il pm competente ha aperto sul caso un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo, senza escludere tuttavia. Quando la tragedia è avvenuta Giulia Stanganini, che necessita di un apparecchio acustico per poter sentire, aveva spento il dispositivo. Sensi di colpa, accuse e acredini avrebbero reso, dunque, il clima di quella casa irrespirabile. Sotto la lente è finita anche la condotta del pediatra a cui la Stangani aveva segnalato i problemi respiratori del figlioletto e che si era limitato a consigliare telefonicamente la donna senza visitare il bambino.

La confessione: "Volevo bene alla mamma"

"Non so perchè l'ho fatto, mi rendo conto che ho fatto una cosa orribile e mi dispiace molto perchè volevo bene alla mamma, ma quando l'ho vista morta ho perso la ragione e ho avuto paura che potessi essere incolpata della sua morte così ho deciso di fare sparire il suo corpo", ha detto. Dall’autopsia eseguita dal medico legale Francesco Ventura, insieme a Marco Salvi, consulente dalla difesa della Stanganini, sarebbero emerse sul corpo lesioni compatibili con l'impiccagione.  L’avvocato Chiara Mariani, difensore della Stanganini, chiederà una perizia psichiatrica, per diagnosticare eventuali disturbi mentali. La 37enne ha raccontato che, dopo aver trovato la madre priva di vita, avrebbe smembrato il corpo di sua madre gettandone una parte in strada tra i rifiuti, e conservandone un’altra in un secchio del bagno di casa. Quando è andata a confessare i Questura, temendo di non essere creduta, la donna ha mostrato ai suoi interlocutori le foto del corpo smembrato della madre. Poi ha consegnato loro le chiavi di casa.  Giulia Stanganini si trova nel Carcere femminile di Pontedecimo (Genova), dove resta reclusa con l'accusa di distruzione del cadavere e, nonostante neghi di aver ucciso la madre, è comunque indagata per omicidio volontario.

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