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Genova, a fuoco l’auto di un prete che ospitava i migranti

L’auto di don Mario Pieracci, ex gestore del centro accoglienza di Belpiano di Borzonasca, è stata incendiata in piena notte. Indagano i carabinieri.
A cura di D. F.
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I carabinieri hanno aperto un'inchiesta per fare chiarezza sul rogo dell'automobile di un prete che gestisce un centro di accoglienza per migranti nell'entroterra di Genova. Ad andare distrutta è stata la Fiat Punto utilizzata da don Mario Pieracci, ex gestore del centro accoglienza di Belpiano di Borzonasca, in val d'Aveto. Le fiamme hanno danneggiato anche la legnaia della casa del sacerdote. Il fuoco è stato domato dai vigili del fuoco di Chiavari. Le indagini sulle origini del rogo sono state avviate dai carabinieri della locale stazione di Borzonasca e della compagnia di Lavagna. Si ipotizza che l'incendio possa essere di origine dolosa anche se non si può escludere il corto circuito visto che la vettura è molto vecchia. In passato don Pieracci era stato criticato e minacciato con delle scritte per la gestione del centro di accoglienza di migranti Oasi di Belpiano. Tensioni che con il passare del tempo sembravano attenuate anche perché il numero dei migranti ospitati era diminuito.

Le indagini avviate sull'incendio della vettura di don Mario Pieracci ipotizzano che possa trattarsi del gesto doloso da parte di chi conosce bene il parroco, tanto da essere informato sui suoi spostamenti. L'automobile ha preso fuoco alle tre di notte, poche ore dopo l'arrivo del prete di ritorno da Roma. Nei mesi scorsi Pieracci è stato contestato dagli abitanti della zona che lo accusavano di ospitare un numero di migranti eccessivo dal momento che nell'Oasi c'erano circa 120 stranieri. Tale protesta è sfumata poiché da tempo il numero dei migranti di Belpiano si è dimezzato. I carabinieri tuttavia stanno vagliando anche altre ipotesi visto che il prete per un certo periodo era stato contestato in modo vibrante con tanto di manifestazioni anche dagli stessi migranti che si lamentavano delle condizioni in cui vivevano nella struttura.

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