“Genny uccisa dal vaccino”. il papà della ragazza contro i no vax: “Non c’erano quando è morta”
Quando Genny Billotto è morta a causa di un problema cardiaco congenito era l'ottobre del 2020 e i vaccini contro il Covid erano ancora una chimera. Eppure il volto di questa ragazza biellese, maestra della scuola primaria “Villaggio Lamarmora” di 29 anni, è comparso sulle gigantografie esposte ai cortei No Vax ed è stato utilizzato esplicitamente per affermare che i vaccini uccidono. È successo a metà ottobre a Bologna, sabato scorso a Milano e ogni giorno il volto di Genny campeggia sulle pagine internet e le chat dei No Vax. Sotto il ritratto della ragazza e il suo nome è comparsa anche la scritta "…nessuna correlazione…" alludendo chiaramente all'ipotesi che molti decessi "improvvisi" fossero legati alla somministrazione dei vaccini anti Covid.
La strumentalizzazione dell'immagine Genny Billotto da parte degli anti-vaccinisti non è più tollerabile per Giancarlo, padre della ragazza: "Lei non ha fatto in tempo nemmeno a vaccinarsi. È morta a ottobre del 2020, prima dell’inizio dell’avvio della campagna. E invece la sua foto viene portata in piazza per dimostrare gli effetti avversi del vaccino. Sono indignato e ho deciso di denunciare i colpevoli", ha dichiarato l'uomo al Corriere, spiegando che la misura è ormai colma e che fa qualche mese aveva iniziato a vedere le gigantografie della figlia Genny, camicetta a pois e sorriso in volto, portate in spalla da alcuni partecipanti alle proteste No Vax. Il nome della 29enne era stato incluso tra quelli di persone morte all'improvviso. "Da allora hanno iniziato a segnalarmi che l’immagine di mia figlia veniva usata sui social per mettere in dubbio l’effetto del vaccino. Sono rimasto senza parole. Genny è morta di un problema al cuore congenito. Non era vaccinata perché la campagna non era ancora partita. E sicuramente sarebbe stata favorevole. Quando ho visto quelle immagini sono rimasto disgustato". Spiega Giancarlo che "Genny aveva una cardiopatia ipertrofica. Era amata da tutti: dai suoi studenti. Dai suoi amici. Era appassionata del suo lavoro. Proprio la scuola, lo diceva sempre a colleghe e amiche, le dava la carica quotidiana per affrontare con il sorriso e le nuove sfide che si era prefissata. Adorava andare in moto. La sua perdita è stata una tragedia. E vederla sui social usata in quel modo, per i loro scopi, mi ha davvero fatto soffrire. Sono rimasto davvero senza parole".