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Genitori pedofili, le vittime sono bambini di 9 e 10 anni

Tramite un’indagine partita da Catania si scopre un commercio sul web parallelo di immagini e filmati a sfondo pedopornografico. Nove in tutto gli indagati, arresti e accuse di divulgazione e detenzione di materiale illecito.
A cura di Andrea Parrella
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Un' indagine condotta dalla polizia postale, in collaborazione del Centro nazionale di contrasto pedo-pornografia online, ha portato alla scoperta di un commercio di materiale pedopornografico realizzato in Sicilia. Vittime ragazzini di 9-10 anni, filmati durante gli atti sessuali dai loro stessi genitori, spesso in luoghi sacri. Accade precisamente a Catania, dove una donna, travestita da suora, scatta foto provocanti in compagnia del figlio di 10 anni e un padre abusa della figlia, di 9 anni.
Il tutto finalizzato all'operazione della realizzazione di file da far circolare nella comunità pedofili online, una vera e propria rete parallela scovata attraverso le indagini, nella quale la circolazione del materiale assume una facilità pressoché disarmante. Lì dove, i due, credevano di poter agire indisturbati e con poche possibilità di essere scoperti.

L'operazione Tor è dunque scattata, partita dalla Procura distrettuale di Catania, si è basata sull'utilizzo di agenti sotto copertura e intercettazioni telefoniche tramite le quali si è giunti all'indagine di nove persone in tutto. Due quelli posti sotto custodia cautelare: una 48 enne piemontese residente a Catania e di un suo familiare, che vive a Torino; la prima si occupava di produrre i file, il secondo di commercializzarli. La donna, che aveva tenuto il padre del ragazzino di cui abusava totalmente all'oscuro era recidiva: infatti in passato era stata arrestata per un caso analogo.

Il resto delle perquisizioni sui restanti indagati ha portato a cogliere in flagranza di reato due uomini a Roma, il primo era in possesso di immagini di abusi sessuali da lui stesso commessi, l'altro aveva foto e filmati erotici di una dodicenne adescata su Facebook. Degli altri indagati, tre sono torinesi, gli altri due di Roma e Rimini. I cinque non arrestati erano in contatto con l'uomo piemontese sotto custodia cautelare proprio sul Deep Web, in quanto fortemente interessati al materiale di cui era in possesso. I reati contestati, per loro, sono a vario titolo: commercio, divulgazione e detenzione di materiale pedopornografico.

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