
In queste ore molti stanno parlando di Francesco come un Papa rivoluzionario, progressista o addirittura di sinistra. Per certi versi Bergoglio lo è stato, specie per le sue attenzioni nei confronti dei poveri o dei migranti, che non sono mai state solo parole vuote, e più in generale per le disuguaglianze sociali. Ma su un fronte il Papa appena scomparso è stato conservatore quanto o forse più dei suoi predecessori: i diritti civili e quelli delle donne. Ovviamente sarebbe sciocco pretendere che il capo della Chiesa cattolico si schieri a favore dell’aborto o del matrimonio omosessuale, ma più volte il pontefice ha avuto l’occasione di cambiare davvero le cose e ha rinunciato a farlo, non sempre per colpa delle pressioni interne al Vaticano.
Cominciamo dalla fine. All’inizio di questa Quaresima le donne cattoliche sono entrate in sciopero per protestare contro l’esito dell’ultima sessione del Sinodo, chiusasi nell’autunno del 2024 con la decisione di rimandare al futuro una discussione sul ruolo delle donne nella Chiesa. Le donne, oltre a essere la maggior parte dei fedeli, sono anche quelle che spesso mandano avanti le parrocchie e gli oratori, fanno catechismo, si occupano delle pulizie nelle chiese e aiutano i sacerdoti nella vita quotidiana. Da anni molte vorrebbero non solo un riconoscimento maggiore nella Chiesa, ma soprattutto che quest’ultima si aprisse finalmente all’ordinazione femminile. Papa Francesco su questo è stato categorico: nonostante abbia detto che "la Chiesa è donna", si è espresso più volte contro le donne "che vogliono fare gli uomini" e alla fine del Sinodo ha escluso che le donne potessero accedere al diaconato, nonostante l’emorragia di vocazioni.
Se da un lato è vero che Bergoglio ha assegnato alcuni ruoli di spicco in Vaticano ad alcune suore e teologhe, durante il suo pontificato ha più volte espresso una visione molto chiusa sui ruoli di genere, ben lontana dall’immagine di “Papa progressista”. Per Francesco la Chiesa andava "smaschilizzata", ma dietro questo neologismo si nascondeva una visione della donna intrisa di sessismo benevolo, cioè quella di una creatura servizievole, materna, votata alla cura e al sacrificio. Per questo il papa sosteneva che "la Chiesa" è femminile, a livello grammaticale, simbolico, etico.
Ma nel momento in cui Bergoglio cominciava a parlare delle donne nella loro concretezza, emergeva una idea molto meno indulgente. Ha spesso descritto le donne, a volte scherzando, a volte no, come pettegole, nevrotiche, egoiste, più interessate ad avere animali domestici che figli. Questo rumore di sottofondo diventa difficile da ignorare nelle numerose condanne di Bergoglio non tanto nei confronti dell’interruzione di gravidanza in sé, ma delle donne che vi ricorrono. Francesco le ha definite "assassine", interessate ad "assumere un sicario" per "risolvere un problema", utilizzando un lessico molto più duro di quanto non abbia mai fatto persino un pontefice molto conservatore come Giovanni Paolo II, che definì l'aborto un peccato che "prima di essere una responsabilità da addossare alle donne, è un crimine da addebitare all'uomo e alla complicità dell'ambiente circostante".
Le parole di Bergoglio vanno ricollegate all’altro grande tema che gli è valso il titolo di “Papa progressista” e che l’ha reso inviso alle aree più conservatrici della Chiesa, ovvero una sua presunta apertura alla comunità LGBTQ+. Nel 2013 il Papa disse che lui non era nessuno per giudicare una persona gay (purché cattolica), ma di fatto, non solo non ha mai cambiato la dottrina contraria alle relazioni omosessuali, ma si è più volte scagliato contro l’"ideologia gender", definendola "nefasta", "pericolosissima”, "manifestazione del male" e altre espressioni simili. È difficile conciliare le due cose: se sul piano umano o spirituale Bergoglio ha optato per una posizione di carità, su quello politico il suo posizionamento non si differenzia da chi, nel nome dell’opposizione a questa ideologia, discrimina o addirittura perseguita le persone gay, lesbiche o transgender.
Non sappiamo ancora quale sarà il volto della Chiesa che verrà, e non è escluso che possa essere molto meno moderato di quello attuale e che presto ci ritroveremo a rimpiangere questo pontefice. Francesco è stato un Papa poco amato dai conservatori, ma considerarlo progressista sarebbe un errore: era un Papa meno conservatore di altri. Il fatto che durante il suo pontificato si siano create più volte le occasioni per portare alla sua attenzione temi "scomodi", dal matrimonio egualitario, al sacerdozio femminile, passando per il cambiamento climatico, è forse merito più dei movimenti che si sono fatti avanti nella Chiesa che suo. Tante porte sono state aperte in questi dodici anni. Il problema è che Francesco raramente ha voluto che qualcuno entrasse davvero.
