Gara di solidarietà per adottare Giovannino, il bimbo malato abbandonato in ospedale dai genitori
Il centralino dell'ospedale Sant'Anna di Torino è stato tempestato di telefonate ieri, dopo la diffusione della notizia della presenza di Giovannino, un bambino di tre mesi che i genitori hanno deciso di lasciare al nosocomio dopo la scoperta – appena nato – di una rarissima malattia da cui è affetto, l'Ittiosi Arlecchino, patologia così rara da colpire non più di un bambino su un milione. Ebbene, in questi tre mesi di Giovannino si sono presi amorevolmente cura medici e infermieri e adesso il peggio sembra finalmente passato: il piccolo, che pesa cinque chili, non ha problemi motori né neurologici. E' stato quotidianamente curato cospargendo il suo corpo di oli che hanno permesso al bimbo di sopravvivere, nonostante per la malattia di cui è affetto il tasso di mortalità sia elevatissimo.
Il dottor Daniele Farina, primario di ostetricia e ginecologia dell'ospedale Sant'Anna, ha raccontato che telefonate ed email sono arrivate ieri da tutta Italia: in molti si sono offerti di adottare Giovannino e anche la Piccola Casa della Divina Provvidenza, anche nota come Cottolengo, ha comunicato la sua disponibilità a prendersene cura: "Vorremmo pensare a un’accoglienza degna del valore infinito della tua esistenza, con tutto ciò che sarà necessario e nelle modalità che richiede una situazione particolare come la tua – ha scritto il padre generale della Casa, don Carmine Arice, in una lunga lettera indirizzata proprio al piccolo – Una casa con persone che ti vogliono bene e si prendono cura di te fino a quando non sarà necessario”.
Una decisione in tal senso potrà essere assunta solo dal Tribunale dei Minori di Torino che di certo non potrà che affidare il piccolo a una struttura specializzata. La malattia di cui soffre infatti necessita di cure continue, e anche per questo nessuno se l'è sentita di giudicare i genitori: "La loro — ha spiegato al Corriere il dottor Farina — è stata una scelta molto sofferta, dettata forse anche dalla paura delle spese da affrontare. Probabilmente hanno avuto paura di non riuscire a gestirlo, di non poter fare fronte alle spese economiche. Però gli hanno donato la vita, ora noi gli troveremo una famiglia”.