Galli su aumento dei casi Covid: “L’infezione c’è e si diffonde, ma l’impatto sarà minore”
"Partendo dal presupposto che il numero dei test effettuati è calato drasticamente, i dati che noi abbiamo a disposizione sono relativi ai soggetti che manifestano sintomi di una certa rilevanza. "Sotto controllo" è una espressione che si può usare quando una infezione non si vede, non c'è più. Questa infezione, invece, c'è e si diffonde, siamo in una realtà in cui qualche problema c'è altrimenti non avremo varianti in aumento".
Così Massimo Galli, già primario del reparto di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, ha commentato a Fanpage.it la situazione Covid in Italia, dove i nuovi casi sono in aumento, così come nel resto del mondo.
Secondo i dati aggiornati dell'Oms, infatti, negli ultimi 28 giorni (dal 24 luglio al 20 agosto 2023), sono stati segnalati quasi 1,5 milioni di nuovi contagi e oltre duemila decessi nelle sei regioni dell'Organizzazione, con un incremento rispettivamente del 63% e una diminuzione del 48%, rispetto ai 28 giorni precedenti.
Dott. Galli, che situazione ci troviamo a vivere a oggi?
"Bisogna prima di tutto tenere conto che il numero dei test che vengono fatti è precipitato in maniera clamorosa. Ciò che sappiamo è quello che può essere desunto dai ricoveri e dai morti, cioè da soggetti che hanno manifestato sintomi di una certa rilevanza.
È evidente che sono comparse nuove varianti, così come è evidente che la capacità di evitare l'infezione da parte di buona parte delle persone che hanno già avuto vaccinazioni si è ridotta e rimane una parte di persone non proprio irrilevante che la vaccinazione non l'ha fatta mai. Quindi potevamo attenderci che comparisse un certo di numero di nuove infezioni e questo è quello che sta avvenendo".
Dobbiamo preoccuparci?
"L'impatto rispetto al passato continuo a sperare sia meno rilevante dal punto di vista della gravità delle infezioni e del numero di morti perché in questo paese ci sono almeno 30 milioni di italiani già guariti e altri 50 milioni vaccinati, molti dei quali con ciclo completo. La somma di questi soggetti fa sì che il numero delle persone che rimangono davvero a rischio per una infezione grave è nettamente ridotto rispetto al passato. Però quando mi si dice che la pandemia è finita non è vero. Mi auguro che sia un fuoco di paglia, qualcosa di molto limitato e contenuto su cui dobbiamo in ogni caso ragionare".
Dunque, la situazione è sotto controllo?
"Dire che la situazione è sotto controllo è un qualcosa su cui possiamo discutere da qui all'eternità. Sotto controllo è una infezione che non si vede, che non c'è più. Questa infezione, invece, c'è e si diffonde, siamo in una realtà in cui c'è qualche problema, altrimenti non avremo anche varianti in aumento.
Le parole sono le solite: cautela e attenzione per quanto riguarda le persone anziane e fragili che vanno rivaccinate. Il combinato di vaccinazioni e guarigioni pregresse mettono il nostro paese in una dimensione protetta in cui la malattia può assumere un profilo di minor gravità e impatto. Ma i casi comunque stanno aumentano, i morti continuano a esserci, il problema non è scomparso. È solo l'impatto che è differente".
Ieri l'Agenzia europea del farmaco ha dato il via libera al vaccino Comirnaty adattato e mirato alla sottovariante Omicron XBB.1.5. Chi deve farlo?
"Personalmente sono del parare che vada offerto alle persone fragili e agli over 60. Ciò aiuterebbe a ridurre ulteriormente la circolazione dell'infezione che ci si può aspettare con la grande ripresa post estiva e la riapertura delle scuole, pur con le limitazioni che abbiamo visto prima".