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Covid 19

Galli a Fanpage: “Virus endemico? Non sempre è un bene, anche il vaiolo e la poliomielite lo erano”

Galli, già primario dell’ospedale Sacco, a Fanpage.it: “Endemia non è una bella parola, abbiamo avuto per secoli endemici sia il vaiolo che la poliomielite. Dipende da come diventa endemico un virus. Aspettiamo qualche giorno per proclamare che la curva dei contagi sta scendendo”.
A cura di Ida Artiaco
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Il professore Massimo Galli.
Il professore Massimo Galli.
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"Bisogna aspettare ancora qualche giorno per capire se si sta andando effettivamente verso una flessione della curva dei contagi, ma attenzione ad usare la parola endemia: non sempre ha una eccezione positiva". Massimo Galli, già primario del reparto di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, ha commentato così a Fanpage.it le dichiarazioni dell'Oms sulla possibile fine della fase acuta della pandemia in Europa con Omicron e ha fatto il punto della situazione in Italia.

Dott. Galli, stiamo andando davvero verso l'endemicità del virus?

"Prima di tutto, direi che la situazione Covid in Italia non è in stand-by perché non è corretto, ma è possibile che ci si avvii verso una transizione tra la fase più acuta dell'ondata causata da Omicron e un'altra in cui si comincia a intravedere una flessione. Prima di dichiararlo con sicurezza completa dovremmo ancora aspettare qualche giorno. Bisogna ricordare comunque che endemia non è una bella parola, abbiamo avuto per secoli endemici sia il vaiolo che la poliomielite. Dipende da come diventa endemico un virus. Per cui si deve stare attenti al fatto che tocca sorvegliarne l'evoluzione. Si sono sentite sparare varie parole, non solo endemia ma anche immunità di gregge, e termini talvolta imparaticci da quelli che li hanno usati e che non rendono l'idea di quello che poi ci si può trovare davanti".

Secondo lei, quanto ancora dovremmo attendere per vedere i casi scendere?

"Il discorso è che prima di proclamare che abbiamo una flessione generalizzata è necessario attendere qualche giorno e considerare quel che succede. Non sappiamo per altro la percentuale di casi che non viene denunciata. Da quello che vedo io c'è una quantità enorme di persone che sono state male, hanno fatto il test a casa da soli e che alla fine non si sono registrati in nessuna maniera. Non stiamo a dare giudizi, ma è molto frequente questo tipo di situazione. Quindi prima di fare affermazioni di sicurezza in termini di reale flessione io attenderei qualche giorno e considererei che la faccenda possa avere anche risvolti diversi in diverse aree del Paese".

Rispetto alla differenziazioni territoriale, crede che abbia ancora senso mantenere il sistema a colori delle Regioni? È questo per altro uno dei temi in discussione in questi giorni…

"Francamente credo che il sistema dei colori debba essere aggiornato, perché è stato costruito in un momento in cui la realtà epidemica era diversa ed era soprattutto un momento in cui non avevamo i vaccini, come adesso. Al di là dei limiti che la vaccinazione può avere nel contenere l'infezione da Omicron, tuttavia ha un importante ruolo sulla base di dati reali in merito al tenere le persone lontano da ospedali, rianimazioni e cimiteri. In una realtà di questo tipo, tenendo anche conto di altre situazioni, può essere opportuno che il sistema dei colori vada riveduto e corretto, sempre però in un'ottica che non sia del liberi tutti".

Cosa ci può dire della variante Omicron 2 che pare sia stata riscontrata anche in Italia?

"Quando si hanno molti casi infettati da una sola variante è altamente verosimile che questa possa subire una ulteriore evoluzione. Consideriamolo come una gran massa di virus distribuita in gran quantità di persone, replicando questo virus commette degli errori i quali possono dare vita ad altri errori che si affermano in nuova variante che comincia a circolare. Quanto i figli di Omicron siano peggio di Omicron però non è ancora dato saperlo".

Omicron è stata capace di contagiare molte persone già vaccinate o guarite. Quanto potrebbe essere forte questa immunità ibrida?

"È un club che comincia a diventare sempre meno esclusivo. Io stesso sono stato contagiato dopo tre dosi di vaccino. Diciamo che nutriamo la speranza che per un po' non si debba pensare ad una nuova infezione, almeno finché Omicron rimane la variante prevalente così dovrebbe essere. Ma tocca sempre ricordare che questo virus ci ha fornito 3 varianti in grado di sostituirsi l'una all'altra in meno di 12 mesi, che la circolazione è ancora elevata e che ci sono ancora paesi in cui la vaccinazione, unico elemento possibile per il contenimento del numero degli infetti, è purtroppo ancora un miraggio. Se mettiamo assieme tutto questo evidentemente tocca rimanere all'erta sull'eventualità di nuove esperienze negative di questo tipo".

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