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Gaetano Rampello uccise il figlio che voleva 30 euro con 14 colpi pistola: il poliziotto condannato a 9 anni

Condanna definitiva per Gaetano Rampello, il poliziotto di Raffadali reo confesso di aver ucciso il figlio di 24 anni in strada scaricandogli addosso un caricatore di pistola il 1 febbraio del 2022. I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche e della provocazione perché il figlio chiedeva continuamente soldi ed era violento.
A cura di Antonio Palma
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Nove anni e 4 mesi di carcere, è questa la sentenza di condanna definitiva per Gaetano Rampello, il poliziotto di Raffadali reo confesso di aver ucciso il figlio di 24 anni in strada scaricandogli addosso un caricatore di pistola il 1 febbraio del 2022. Una sentenza decisamente più mite rispetto a quella di primo grado che aveva visto l’ex agente condannato a 21 anni di reclusione Senza ricorso infatti, è diventata esecutiva la sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Palermo nel dicembre dello scorso anno.

L'uomo, che dopo la sentenza di primo grado era stato posto ai domiciliari, è stato prelevato dai Carabinieri che hanno eseguito un ordine di carcerazione e lo hanno trasferito al carcere “Di Lorenzo” di Agrigento. Al 60enne, poliziotto in servizio al Reparto Mobile di Catania, i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche e della provocazione, escludendo le aggravanti della premeditazione.

L’omicidio, che avvenne in strada, in piazza Progresso a Raffadali, nell’Agrigentino, infatti arrivò al culmine dell’ennesima lite tra padre e figlio. I due quel giorno si erano dati appuntamento proprio in piazza perché il ragazzo avrebbe preteso ulteriori 30 euro. Al rifiuto del genitore sarebbe nata la lite con un’aggressione da parte del giovane figlio Vincenzo Gabriele, di 24 anni. A questo punto il padre prese l’arma di ordinanza e uccise il figlio scaricandogli contro 14 colpi di pistola, colpendolo alle spalle.

Rampello ha confessato da subito l'omicidio, consegnandosi poco dopo il delitto ai carabinieri presenti a una fermata del bus. Dietro quell’omicidio però vi erano anni di violenze e liti tra padre figlio, alimentati dai problemi psichici del ragazzo che viveva insieme a uno zio dopo uno dei tanti litigi avuti con il padre. Al genitore però continuava a chiedere denaro così come il giorno dell’omicidio. Il ventiquattrenne, secondo il racconto dell'imputato, avrebbe strattonato il padre costringendolo a consegnarli altri soldi. A questo punto gli spari mortali.

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